giovedì 4 dicembre 2014

Hawking: macchine intelligenti, seria minaccia per l’umanità

Lo scienziato britannico e il magnate americano Elon Musk mettono in guardia sull’esponenziale crescita della capacità informatiche delle macchine

di Rudi Bressa

Sembra la trama di un film già visto. Da HAL 9000 di Kubrick al più apocalittico Terminator, o al recentissimo Trascendence dove uno scienziato, interpretato da Johnny Depp, trasporta la propria mente in un computer. Isaac Asimov lo intuì comunque decenni prima, formulando le «Tre leggi della robotica». E ora il monito arriva anche da uno dei più importanti fisici viventi, Stephen Hawking:
l’implementazione dell’intelligenza artificiale (AI) potrebbe diventare una seria minaccia per il genere umano.

Ma lo scienziato svela anche quello che potrebbe essere il risultato peggiore di un’accelerazione troppo rapida della tecnologia che oggi lo aiuta nella quotidianità. «Lo sviluppo di un’AI completa», ha dichiarato durante l’intervista alla tv britannica, «potrebbe portare alla fine della razza umana. Le forme più primitive di intelligenza artificiale realizzate finora si sono dimostrate molto utili, ma sono preoccupato dalle conseguenze che si avrebbero creando qualcosa che possa eguagliare o sorpassare gli esseri umani». Il fisico infatti sottolinea come l’evoluzione biologica umana sia molto più lenta di quella delle macchine e che un giorno quest’ultime potrebbero arrivare a svilupparsi da sole, soppiantando il genere umano.

Hawking non è il solo a porre l’attenzione sui pericoli del rapido sviluppo dell’AI. Poche settimane fa l’imprenditore americano Elon Musk, creatore di Paypal e oggi presidente di Tesla Motors e della Space X, ha diffuso un tweet dove suggerisce la lettura di Superintelligence: Paths, Dangers, Strategies di Nick Bostrom, definendo l’AI «più pericolosa delle armi nucleari», una vera minaccia per tutta la razza umana. Parole che, dette da uno delle persone più influenti sul pianeta e che sta sviluppando un’auto senza conducente e un programma per andare su Marte, non sono certo da prendere alla leggera.

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