domenica 28 dicembre 2014

Orango persona non umana: Sandra liberata dallo zoo

Una sentenza storica in Argentina: «Il primo passo per tutti gli animali rinchiusi ingiustamente». L’orango sarà portato in un rifugio in Brasile

di Be.Mon.




Con una sentenza che molto probabilmente diventerà storica (e forse un primo passo verso future liberazioni) la Corte dei giudici di Buenos Aires ha riconosciuto l’orango Sandra come «persona - non umana». E, in quanto tale, ha deciso che ha il diritto di essere liberata perché «illegittimamente tenuta prigioniera» in uno zoo argentino. Ora l’animale, che vive dietro le sbarre da 29 anni, potrebbe essere liberato ed inviato in Brasile

La causa
La storia inizia a novembre scorso quando un gruppo di attivisti presenta per l’orango (in indonesiano la parola significa «uomo della foresta») un «habeas corpus», una formula legale normalmente usata per contestare la detenzione illegittima di una persona. Dopo una sentenza sfavorevole in primo grado, è arrivata a sorpresa la vittoria. Dunque Sandra dovrebbe essere trasferita in Brasile in un rifugio che accoglie animali salvati da maltrattamenti. A meno che lo zoo di Buenos Aires decida di fare ricorso in appello. A difendere l’orango è stata l’Associazione degli avvocati per animali Diritti (Afada) che ha sostenuto che Sandra (nata in cattività in Germania 29 anni fa e poi trasferita in Argentina 20 anni fa) aveva «funzioni cognitive sufficienti» ( mantiene legami affettivi, percepisce il tempo, impara, comunica ed è capace di trasmettere quanto ha appreso) per non essere trattata come un oggetto. La corte ha quindi convenuto che a Sandra devono essere garantiti i diritti fondamentali di una «persona non-umana», cioè di un individuo senziente anche se non appartenente alla specie homo sapiens. «Questa sentenza apre la strada non solo per la liberazione e la tutela di altre grandi scimmie , ma anche per gli altri animali che sono ingiustamente e arbitrariamente privati della libertà in zoo , circhi , parchi acquatici e laboratori scientifici», ha commentato l’avvocato Paul Buompadre.

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