Il Comune deve accelerare le riforme necessarie a cambiare «la profonda cultura di violenza» fra le mura della prigione, dove soprattutto i minori subiscono sevizie
di Angela Geraci
I procuratori federali, come promesso, hanno avviato un’azione legale contro il Comune di New York perché si sbrighi a fare le riforme necessarie a cambiare radicalmente il clima nella prigione di Rikers Island, una delle più grandi e dure del Paese. Un’indagine del dipartimento Usa della Giustizia ha infatti documentato una lunga serie di violenze, soprattutto ai danni dei detenuti più giovani. La decisione arriva il giorno dopo la visita del sindaco di New York Bill de Blasio nel penitenziario per annunciare la fine del regime di isolamento per i prigionieri di 16 e 17 anni: si tratta di una delle 73 raccomandazioni fatte dai procuratori federali per cancellare la «profonda cultura della violenza»
che avvelena la vita nella struttura carceraria. Non a caso Rikers Island, un complesso di dieci padiglioni in cui sono recluse circa 17mila persone, è conosciuta anche come la «tomba». Il Comune aveva 49 giorni di tempo per porre rimedio alle atrocità che avvengono nel penitenziario adottando nuove misure e nuove politiche ma non l’ha fatto.
Il rapporto del governo federale è uscito ad agosto e si riferisce al periodo tra il 2011 e il 2013. In 79 pagine, pubblicate dal New York Times http://www.nytimes.com/interactive/2014/08/05/nyregion/05rikers-report.html?_r=0 , vengono raccontate nei dettagli tutte le sevizie subite dai giovani detenuti. Solo nel 2013 sono stati riscontrati 565 episodi di violenza ai danni di prigionieri minorenni che hanno riportato un totale di 1.057 ferite (nel 2012 gli episodi di violenza erano stati 517, le ferite 1.059). E ancora: il 43,7% della popolazione carceraria minorile, dal 30 ottobre 2012, ha subito almeno una volta l’uso della forza da parte dello staff. Anche gli episodi violenti tra detenuti sono diffusi a Rikers Island: nel 2013 sono stati registrati 845 scontri. Un altro dato preoccupante riguarda i traumi alla testa: in un anno, dal giugno 2012 al luglio 2013, sono stati 239 gli adolescenti a riportare questo tipo di lesione (il doppio rispetto ai detenuti adulti). E anche i casi di fratture sono comuni. Altro dato importante: la frequenza con cui le guardie colpiscono i prigionieri in faccia e in testa, anche per futili motivi. Ogni episodio è circostanziato in una lunga lista di violenze che comprende anche l’abuso di forza da parte delle guardie in aree della prigione prive di telecamere di sorveglianza. E poi c’è l’uso eccessivo dell’isolamento per periodi prolungati come forma di punizione: nel 2013 il 15-25% dei detenuti minorenni è stato tenuto segregato anche per mesi (in due casi per più di 200 giorni).
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