giovedì 8 gennaio 2015

SCANDALO TOTOCALCIO: fece «13» nel 1981 ma il Coni non paga

Miliardario mancato «Il montepremi era di un miliardo di lire. In questi anni ho perso tutto: moglie, casa e lavoro». Nel 2012 una sentenza condanna l’ente sportivo a pagare

di Monica Ricci Sargentini


Martino Scialpi si presenterà per l’ennesima volta al tribunale di Roma nella speranza di porre fine alla vicenza kafkiana in cui è sprofondato nel 1981 quando con 500 lire e due semplici colonne vinse poco più di un miliardo di vecchie lire al totocalcio. Allora pensò di essere diventato ricco, invece iniziò la sua rovina. Sono passati 34 anni e quest’uomo non ha ancora ricevuto un centesimo. Non solo: si è dovuto difendere dall’accusa di frode da cui è stato assolto nel 1987. E nonostante nel 2012 un giudice abbia definitivamente stabilito, dopo un’infinita querelle legale che è passata dai tribunali di Lecce, Salerno, Bari, Roma e Taranto, che Scialpi ha diritto di avere dal Coni 2.604.823,59, l’ente si rifiuta ancora di pagare
. Oggi la somma che dovrebbe finire sul conto corrente di Scialpi è accantonata in una filiale Bnl di Roma (banca del Coni) in attesa che un giudice decida sull’ennesimo ricorso presentato dal Coni. L’ultima udienza del 3 dicembre è stata rinviata al 6 maggio del 2015.


Visibilmente provato, Scialpi vorrebbe chiudere questa vicenda e ricominciare a vivere: «Il Coni è inadempiente da 33 anni - dice al telefono - , hanno persino presentato carte false per non pagarmi. È una cosa inaudita». Oggi, in sede civile, il Coni dovrà provare quello che va dicendo da 33 anni e cioè che la matrice vincente: 625SA77494 della schedina giocata da Scialpi non è mai arrivata a Bari. «Perché si sono sempre rifiutati di farci vedere mostrare i verbali di controllo dei bollini utilizzati per le matrici del 1 novembre 1981, il verbale dello spoglio del giorno dopo, e l’armadio che conservava le matrici? Siamo dovuti arrivare a chiederne il sequestro. Voglio proprio vedere cosa succederà oggi» dice Scialpi che, nonostante gli anni, non ha perso la voglia di combattere.

A distanza di poco tempo scopre pure di dover rispondere alle accuse di truffa del Coni e della Guardia di Finanza: Scialpi avrebbe falsificato la schedina. Iniziano le battaglie legali: Scialpi è un ambulante, soldi ne ha pochi, gli pignorano la casa, sua moglie non ce la fa più, lo lascia, ha difficoltà a mandare avanti i suoi tre figli. Le sue fortune se ne vanno in spese legali: oltre 400 mila euro. In compenso è dai tribunali che arrivano le buone notizie. Viene assolto dalla minacce alla tabaccaia e una sentenza del 1987 lo assolve pienamente dall’accusa di aver falsificato la schedina: una perizia dice che è autentica.


La matrice
Riabilitato, a Scialpi viene restituita la matrice, che è conservata nella cassaforte di un notaio. Ma la vicenda non si chiude. L’avvocato del Coni Luigi Condemi, l’avvocato Enrico De Francesco di Taranto e l’ex responsabile Coni per la zona di Bari Mario Bernacca sono persino sotto indagine per aver prodotto documenti falsi nel tentativo di dimostrare che quella schedina non andava pagata.







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