venerdì 29 maggio 2015

Digital Radio, che cos’è e come funziona?

Che cosa resta di analogico nell’era digitale? A parte qualche vinile, roba da collezionisti, l’unico media vecchio stile rimane la radio, quella che Finardi amava perché “arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente”. La radio continua a entrare nelle case in modulazione di frequenza, l’Fm. Come ai tempi di quel Finardi (1976). Negli ultimi tempi però a qualcuno sarà capitato di ascoltare alcuni spot che parlano di “Digital Radio”.

Che cos’è questa radio digitale e come si fa a sentirla?
Digital Radio è il nome scelto dal marketing per lanciare la diffusione delle trasmissioni realizzate con lo standard Eureka 147, più noto come Dab+. Il Dab (Digital Audio Broadcasting) in verità è roba piuttosto stagionata: è un progetto europeo che risale agli anni Ottanta. Quasi 20 anni fa, nel 1995, Norvegia e Regno Unito attivarono i primi canali radio digitali Dab. Nel 2007 è nata l’evoluzione, il Dab+. Ed è con questo standard che oggi le emittenti trasmettono anche in Italia. Per ricevere un programma digitale bisogna dotarsi di un apposito ricevitore, domestico o da auto.

Che cosa ci porta in dote la radio digitale?

Miglior qualità audio, più semplicità d’uso, contenuti aggiuntivi (testo, immagini) che affiancano l’audio e potenzialmente anche nuovi canali, come avvenuto per la tv. Di Dab si parla da molti anche nel nostro Paese ma l’accelerazione sulla radio digitale è recente. L’arrivo del digitale terrestre televisivo ha (finalmente) liberato alcune frequenze che sono e saranno utilizzate proprio dalla Digitale Radio. In Trentino Alto Adige è partito un progetto pilota, il primo in Italia, con regole precise imposte agli editori radiofonici, nazionali e locali, dall’AgCom. Un progetto che si punterebbe a replicare nel resto d’Italia, dove pure i canali Dab+ già arrivano, sia pure con concessioni a trasmettere provvisorie.

Quali sono le aree dove è possibile ricevere la Digital Radio?
Buona parte del Nord Italia, con la pianura Padana che è coperta ormai da ovest a est, almeno nelle città e lungo le autostrade. Di fatto è possibile mettersi in macchina uscendo dalla Val d’Aosta e arrivare fino al Friuli senza perdere il segnale. Scendendo verso sud, è ben coperta Roma e molti tratti autostradali. Più in ritardo il Sud.

Si sente meglio all’aperto o in casa?
In Italia si è puntato soprattutto al cosiddetto outdoor. Cioè all’esterno, quindi alle auto, che le radio valgono circa il 60% del tempo di ascolto. Questo non significa che all’interno delle case la Digital Radio non si senta, ma perché questo avvenga la copertura dell’area dev’essere particolarmente buona.

Che cosa si può sentire oggi?
Le emittenti sono organizzate in consorzi. Il primo è quello della Rai, che ha 8 canali (Radio Rai 1, 2 e 3, Isoradio, due canali di filodiffusione, Gr Parlamento). Poi ci sono i privati nazionali: Club Dab Italia (Radio 24, Deejay, Capital, Rds, 101, Radicale, M Due O, Radio Maria), Euro Dab (Rtl, Radio Vaticana, Radio Italia, Radio Padania), Cer (105, Montecarlo, Virgin, Kiss Kiss; ma non ha ancora trasmissioni Dab+). Infine consorzi di radio locali.

Quali sono alla fin fine i vantaggi di questa Digital Radio?
Il principale è di tipo qualitativo. La resa sonora si può avvicinare a quella dei cd (dipende però dalla compressione utilizzata dall’emittente). Il segnale, se c’è, si riceve in modo perfetto: addio alle interferenze. Attenzione però: come per il digitale terrestre, se il segnale è troppo debole non si riceve nulla.

Altri punti di forza?
Non c’è bisogno di ricordare o memorizzare le frequenze: la ricerca dei canali si fa direttamente col nome. Ai programmi possono essere associati testi (notizie, titoli dei brani, risultati sportivi, etc) o immagini che ruotano come in una presentazione Powerpoint o fotografica. In più, ma qui dipenderà da questioni regolamentari, c’è lo spazio nell’etere per creare nuovi canali, magari “verticali”.

Perché finora non è decollata?
Chiaramente non si tratta di differenze eclatanti rispetto all’Fm. Tant’è che finora, come in un circolo vizioso, l’assenza di un mercato di apparecchi in grado di ricevere il Dab ha frenato le emittenti. E la scarsa copertura del territorio non ha certo invogliato la gente a correre a comprare una radio Dab. Ma ora, come spiega Giorgio Guana, country manager di Pure (il produttore di apparecchi audio che più di tutti spinge verso la Digital Radio), “in Italia ci sono già circa 100 mila radio compatibili con il Dab+, senza contare le auto”. E quasi tutte le automobili nuove hanno un’autoradio Dab+, per lo meno tra gli optional (poche però quelle di serie): se dovete cambiare macchina magari fateci attenzione.

Io sento già la radio via Internet. Che differenza c’è con la Digital Radio?
Il web è un mezzo potente per le radio. Perché scegliere di puntare sulla Digital Radio se l’era delle “connected car” è all’orizzonte, con milioni di canali a portata di mano? Perché, più realisticamente, di auto connesse da noi se ne riparlerà a fine decennio. E un conto è un trasmissione web, che richiede per forza di cosa una connessione Internet (con costi e problemi connessi). Un altro è il broadcasting, in cui ricade il Dab.

Come per la tv, l’analogico verrà spento anche per la radiofonia? Spariranno le radio Fm (e Am)?
Una cosa è certa: la Digital Radio è un’opportunità per chi ama la radio ma nessuno sarà obbligato ad acquistare un apparecchio Dab+. All’orizzonte non c’è nessuno “spegnimento” (switch off) dell’analogico, come avvenuto per la tv. In Europa solo la Norvegia ha programmato la fine delle radio Fm, per il 2017.

http://malditech.corriere.it/2014/02/07/digital-radio-che-cose-e-come-funziona-10-domande-10-risposte/

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