Avevano dunque ragione Ciriaco Viggiano e Gianmarco Altieri, i due giovani praticanti giornalisti della scuola di Suor Orsola Benincasa che hanno ricostruito la lunga notte elettorale tra il 30 aprile e il primo maggio. È la notte dell’accordo improvviso e segreto tra Vincenzo De Luca e Ciriaco De Mita. Ma è anche la notte in cui, a detta dello stesso De Luca, viene presentata la lista «Campania in rete», quella dei cosentiniani, per intenderci. La tesi dei due praticanti era molto semplice: ciò che si è deciso quella sera sarà determinante per i nuovi equilibri politici, regionali e nazionali. Proprio così. Tutto vero. Il destino di De Luca, ma in parte anche quello di Renzi, se è vero che la vittoria in Campania gli ha permesso di reggere all’urto del test elettorale, è stato scritto quella notte. È la matematica a dirlo, e non solo Caldoro, che lo sottolinea per giustificare la sconfitta: senza i voti dei demitiani e senza i voti dei cosentiniani, il centrosinistra non avrebbe vinto. I due giovani colleghi fecero anche qualche conto, e sommando i voti di preferenza di tutti i consiglieri Udc presenti all’incontro, i voti raccolti nelle precedenti regionali, riportarono una cifra netta: 40mila. Fa una certa impressione, ora, sapere che la differenza di consensi tra De Luca e Caldoro è di appena 66mila voti
. Ne mancano ventimila, è vero. Ma ci sono da aggiungere quelli dell’altra lista. È così tutto torna.
Resta però il problema della forza condizionante di quei voti, e in modo particolare di quelli di De Mita. Come verranno utilizzati? In un colloquio pubblicato oggi sul Corriere nazionale, De Luca ribadisce che quel potere non c’è, che lui deciderà e nominerà in piena autonomia. Sarà. Non può non colpire, però, che tutti, in questi ultimi venti anni, hanno vinto o perso le elezioni regionali, ma l’unico che le ha sempre vinte è De Mita: due volte con Bassolino, una volta con Caldoro, ora con De Luca. Il mondo gira. Ma sempre intorno a Nusco.
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