domenica 16 agosto 2015

CIBO: mangime-droga

Invece di chiedere se in un locale si mangia “bene”, varrebbe più la pena chiedersi se in un locale si mangia “sano”…e comunque il posto migliore di tutti è sempre e solo il fruttivendolo

Due semplici righe in cui si comprende chiaramente la causa dello stato di degenerazione psico-fisica nel quale versiamo.

Pensaci un attimo, che funzione ha il cibo? Rappresenta una necessità fisiologica del nostro organismo che deve sostituire la materia vecchia con la materia nuova, non serve ad altro che fornire i nuovi mattoncini della nostra macchina. Siamo ciò che mangiamo, questo non in senso figurato ma nel senso letterale del termine: ciò che ingerisci diventa a tutti gli effetti il tuo corpo. Basta, il cibo serve a questo, a mantenerci in vita.

Cibo aspecifico, ovvero droga legalizzata
Col tempo il cibo, in concomitanza con il suo abbondare, è finito per assumere altri significati che esulano dalla sua funzione principale, significati come quello di socializzare, di far sedere persone allo stesso tavolo e fin qui non è grave anzi. Ma ha assunto anche deviazioni patologiche in quanto oggi si mangia anche per calmare lo stress, per non sentirsi vuoti e per appagare le proprie dipendenze culinarie: è così, il cibo oggi è diventato una droga. Tanto che la sua funzione primaria, quella di nutrire è stata totalmente dimenticata e sostituita da tutte le altre sovrastrutture secondarie, superflue e malsane.

Oggi, si mangia, ci si abbuffa, ci si riempie, ma non ci si nutre più. Pensaci un attimo. Credi che le tue cellule ti inviino il segnale spasmodico di intingere il cucchiaio nel barattolo di Nutella perché la reputano una sostanza altamente nutriente ed indispensabile alla loro sopravvivenza o è forse più probabile che sia la tua mente ad inviarti lo stimolo di consumarla in preda ad un raptus di cibo-dipendenza improvvisa?

Ti è mai capitato di provare a resistere in tutti i modi ad un determinato cibo, magari una bella torta in quanto la tua ragione ti diceva di desistere essendo un cibo malsano, ma la tua mano si è avviata quasi in automatico verso di essa e te l’ha portata alla bocca senza che tu potessi opporre resistenza? “Massì dai una fettina, che vuoi che sia!?”. Però dentro ti  resta il turbamento perché sai che non sei riuscito ad essere padrone della tua azione. Ecco, hai una dipendenza da cibo ma probabilmente non lo sai perché tutti attorno a te ce l’hanno e nessuno noterà la tua “debolezza” tranquillo.

Gli schiavi della gola
Oggi siamo schiavi della gola è innegabile. L’industria alimentare sforna in continuazione nuovi mangimi, nuovi gusti, nuovi aromi che una volta provati si comportano a tutti gli effetti come una droga e causano dipendenza, spesso molto più profonda addirittura di qualsiasi sostanza stupefacente. Non è più l’intelligenza biologica del nostro organismo che è in grado di decidere ciò che vuole, cosa gli fa bene e di cosa necessita per tenersi in forma, ma è la nostra mente e tutte le sue dipendenze che scelgono per noi (dipendenza psicologica) o le stesse tossine aspecifiche che richiamano altre tossine (dipendenza fisica). Non voglio fare il tragico ma siamo di fronte ad una vera e propria “tossicodipendenza alimentare”.


L’unico parametro che prendiamo in considerazione nella scelta del cibo è il gusto, quanto o meno aggrada le nostre papille gustative, senza porci la benché minima domanda sulle qualità nutritive e sull’effettiva composizione chimica del cibo. L’industria alimentare propina e noi mangiamo, proprio come l’allevatore fa con i maiali nel porcile. La metafora può sembrare forte, ma calza a pennello in quanto siamo foraggiati fin da piccoli con cibo spazzatura che ci tiene dipendenti, assuefatti e ben presto ci farà ammalare (essendo sprovvisto dei nutrienti indispensabile per mantenere la nostra salute sul lungo periodo).

Ammettere di avere un problema
Credo che sia giunto il tempo per una seria presa di coscienza in questo ambito (sta già avvenendo ma è ancora troppo limitata). Un cibo per essere definito “buono” non deve più solo ed esclusivamente rispondere a determinate caratteristiche di gusto ed olfattive ma di salute e qualità nutrizionale. “Eh ma io senza i sapori forti non riesco a vivere”. Credi che se dicessi ad un eroinomane che può vivere senza bucarsi ci crederebbe? Chi parla non sei tu, ma è la tua dipendenza che vuole restare viva. Scoprirai da te che se sceglierai di tornare alla natura in campo alimentare (compito davvero ostico) presto o tardi la compulsione verso il cibo malsano diminuirà e crescerà parimenti il piacere  di gustarsi alimenti sani e naturali. Fintanto che si è dipendenti da un cibo aspecifico, si è intossicati e si hanno le papille gustative alterate, continuerai a richiedere altro cibo spazzatura, è naturale.

Ma se scegli di allontanartene ti accorgerai come questi cibi malsani lentamente molleranno la loro presa psicologica fino a risultarti addirittura nauseabondi. Provare per credere, ora hai una scelta.

http://francescopirani.info/mangime-droga/

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