di ALESSANDRA CORICA
Una mobilitazione su Facebook che ha raggiunto un migliaio tra adesioni e commenti. Firmati, tra gli altri, da scrittori come il premio Strega Nicola Lagioia, poeti come Guido Oldani e musicisti come Cecilia Chailly. E' una storia di stalking condominiale che se per gli amici del protagonista è 'kafkiana', per il giudice della V Sezione penale del Tribunale di Milano, Manuela Cannavale, altro non è se non "l'espressione della sua patologia".
È la storia di Filippo Lombardi, regista teatrale di 43 anni, da quattro mesi in una comunità psichiatrica di Appiano Gentile, in provincia di Como, intitolata ad Alda Merini. L'uomo - accusato con la madre di stalking nei confronti di due vicini di casa - è stato ritenuto incapace di intendere e volere dal tribunale. Che per questo non lo ha condannato, a differenza della madre Irene Siebert Lombardi, che in primo grado è stata ritenuta colpevole. Ma lo ha inviato in una comunità psichiatrica con l'obiettivo di farlo curare. "La vera follia è tenermi qui".
La vicenda di Filippo Lombardi inizia nel 2008: l'uomo e la madre abitano in via Archimede, in una palazzina di tre piani nella quale i condomini di sopra decidono di avviare dei lavori. Il cantiere, nel giro di poco, dà il via a una serie infinita di liti: secondo i Lombardi i lavori - "che dovevano durare poco, ma sono andanti avanti per anni" ribadisce Siebert Lombardi - impediscono a Filippo, che soffre d'insonnia notturna, di dormire e condurre una vita serena. Secondo i vicini, invece, l'atteggiamento del ragazzo e della madre è impossibile da gestire e sopportare. Un classico caso di lite condomiliale, insomma. Che però non trova una mediazione, e arriva in tribunale, dopo la denuncia per "atti persecutori" a carico di madre e figlio presentata dai vicini.
Il processo si è concluso ad aprile. Con, appunto, la condanna della signora a un anno e mezzo, e la decisione di inviare Filippo in una comunità "a elevata intensità assistenziale ". Nella quale il 43enne è stato portato nel giro di cinque giorni. E dove, secondo il giudice, "avrà modo di curarsi e di contenere la sua pericolosità". Di qui, l'avvio della mobilitazione online da parte degli amici. E l'organizzazione di spettacoli e letture di poesie per chiedere "che Filippo, sano e lucido, esca della comunità".
Un appello che a settembre sarà anche presentato al Tribunale di sorveglianza dai legali del ragazzo. E che, nonostante la sentenza emessa dal magistrato, sta coinvolgendo buona parte della comunità artistico-intelletuale milanese: il nonno di Filippo, Franco Lombardi, è stato uno dei principali filosofi italiani del Novecento, il padre è un noto musicista. "Un'eredità che Filippo ha raccolto, studiando al Dams e dedicandosi poi alla regia teatrale - racconta la madre - Mio figlio è un artista dotato di grande sensibilità. L'hanno mandato in una specie di manicomio, senza che ce ne fosse bisogno".
Una tesi demolita però dal magistrato. Che nel riconoscere lo stalking esercitato sui vicini dei Lombardi, ripercorre la storia clinica del giovane, che nel 2011 ha subìto un Tso. E fu propria la perizia dello specialista (che però ha visitato Filippo solo una volta) che lo ha ritenuto incapace. Nella sentenza, il giudice punta il dito contro la "struttura assistenziale pubblica che, nel campo della psichiatria, non offre soluzioni adeguate rispetto ai gravi casi esistenti". E, riferendosi a Filippo, si rammarica che "una intelligenza così brillante si sia "persa", ostinandosi a non sottoporsi alle cure necessarie".
Nonostante tutto, però, gli amici a sostegno del 43enne rimangono tanti. "Io e Filippo - racconta Alessandro Zanaboni, che ha avviato la mobilitazione su Facebook - ci siamo conosciuti dieci anni fa, facendo volontariato per un'associazione animalista. Filippo è una persona lucida. Ha una sensibilità particolare, è vero. Ma questo non significa che sia incapace di intendere e volere"
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/08/20/news/filippo_lombardi-121267692/
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