sabato 8 agosto 2015

Napolitano in aiuto di Renzi per salvarlo dal Vietnam Pd

Ormai la guerra nel Pd è dichiarata. Il terreno di battaglia è la riforma del Senato, la posta in palio è il governo stesso.

Matteo Renzi lo sa bene, e ieri sera ha raccolto il guanto di sfida ai senatori ribelli del suo partito: «Abbiamo offerto spazi di confronto, ma è evidente che per confrontarsi bisogna essere in due. Ora si voterà, e vedremo chi ha i numeri».

A Palazzo Chigi sanno che la partita d'autunno, quando si inizierà a esaminare in terza lettura la riforma costituzionale, «sarà dura, durissima». Proprio ieri la minoranza Pd - sono 28 i senatori firmatari - ha messo sul tavolo un pacchetto di emendamenti volto a smontare l'impianto del nuovo Senato e a ripristinare i senatori eletti, puntando a dare - con i voti del centrodestra, in un Nazareno rovesciato - un colpo esiziale all'esecutivo.

Il livello di allarme è alto, tanto da far scendere in campo l'ex presidente Napolitano: attenti a non affondare anche questa ultima, decisiva occasione per riformare un sistema ormai inceppato. Annusata aria di tempesta, l'ex capo dello Stato ha deciso di prendere carta e penna e scrivere poche righe, assai chiare, pubblicate ieri dal Corriere della Sera , rivolgendo «un forte appello a quanti continuano a esprimere orientamenti così rischiosi per le sorti di una già troppo tardiva riforma costituzionale», un appello ad «evitare proposte che si traducono in fattori di paralisi» e a fermare le «contrapposizioni politiche distruttive e i puri artifizi polemici».

Il messaggio di Napolitano ha un destinatario palese - l'opposizione di centrodestra e la minoranza Pd - ma ne ha soprattutto uno non dichiarato: il presidente del Senato Pietro Grasso. Napolitano conosce bene i suoi polli, e sa che Bersani e compagni hanno ormai scelto la strada del «Vietnam» contro il premier, e che - ora che lui non sta più al Quirinale - gli ex Pci della fronda anti-Renzi non hanno alcun interesse a dargli retta. Tanto più visto che hanno ancora il dente avvelenato con un presidente che non ha mai nascosto, nel suo decennio al Colle, di tenerli in scarsa stima. L'avvertimento a non avallare operazioni che hanno il solo intento di «far saltare le basi su cui si è posta la riforma del bicameralismo» è dunque rivolto a chi ne ha il potere e - è il timore radicato a Palazzo Chigi - la tentazione. Spetta a Grasso infatti la decisione finale sull'ammissibilità degli emendamenti volti a reintrodurre l'elezione diretta dei senatori e l'ampliamento dei poteri del Senato, cancellando così i due cardini della riforma e riproponendo un bicameralismo spurio. Già Anna Finocchiaro ha detto che, da presidente della commissione Affari costituzionali, considera inammissibili modifiche che azzererebbero la riforma. Mentre il presidente del Senato ha aperto
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Lo scontro istituzionale, da sotterraneo, minaccia di farsi esplicito. E la posta in gioco è tutta politica: far saltare la riforma del Senato vuol dire affondare il governo: esattamente ciò che perseguono non solo le opposizioni (e infatti ieri Brunetta ha sparato a zero contro Napolitano) ma anche un pezzo di Pd. Tanto che, a nome della minoranza, il senatore bersaniano Corsini attacca a testa bassa Napolitano, che «ha superato il limite» e difende «l'autonomia di Grasso» che «costituisce una garanzia per tutti», e in particolare per il fronte anti-Renzi.

E infatti, contando sulla copertura di Grasso (che secondo i maligni già immagina un futuro da sostituto di Renzi a Palazzo Chigi), la minoranza Pd conferma la presentazione dei suoi emendamenti. E stavolta per Renzi - lettere ai giornali a parte - non ci sarà al Quirinale la forte sponda pro-riforme di Napolitano

http://www.ilgiornale.it/news/politica/napolitano-aiuto-renzi-salvarlo-vietnam-pd-1159056.html

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