giovedì 27 agosto 2015

Stephen Hawking: possibile uscire dai buchi neri

Quella tra Stephen Hawking e i buchi neri è la storia di una vita. Da sempre il nome dello scienziato inglese è legato a studi su quelli che sono forse gli oggetti più bizzarri e misteriosi dell’Universo, capaci di intrappolare anche la luce. Da ieri, questa storia ha un nuovo capitolo. Parlando al Kth Royal Institute of Technology, a Stoccolma, Hawking ha detto che «c’è modo di uscire» da un buco nero e ha annunciato di aver scoperto un meccanismo «grazie al quale le informazioni trovano un modo per tornare indietro». Ma le cose non sono così semplici. Procediamo con ordine.

Cos’è un buco nero?  
Chi ha visto “Intestellar”, il blockbuster di Chris Nolan, lo sa e sa anche come - più o meno - sarebbe fatto (tra i consulenti del film c’era Kip Thorne, altro grande astrofisico). Per tutti gli altri: un buco nero nasce quando alcuni tipi di stelle particolarmente grandi collassano su loro stesse al termine del ciclo vitale formando un corpo celeste talmente denso che neppure la luce è in grado di sfuggire al suo campo gravitazionale (perde cioè tutta la sua energia cercando di sfuggirgli).

Dove sono?  
Un po’ dappertutto nell’Universo, in particolare al centro delle Galassie. Come nella nostra. Nessuno ha ancora osservato direttamente un buco nero, esistono solo osservazioni indirette ma comunemente accettate: come il moto accelerato delle stelle che orbitano al centro della Via Lattea o i getti di energia sprigionati dalla materia che ci precipita dentro.

Cos’hanno di tanto strano?  
Che per spiegare il loro funzionamento bisogna mettere insieme due cose che insieme non vanno proprio: la relatività generale di Einstein (che regola lo spazio-tempo) e la meccanica quantistica (come si comportano le particelle sub-atomiche). Collassando, la materia di cui era composta la stella darebbe origine a una singolarità, cioè un punto con campo gravitazionale tendente all’infinito e dove le leggi della fisica «saltano». Tutto attorno, il buco nero. Il confine tra il buco nero e il resto dell’Universo è stato battezzato dai fisici Orizzonte degli Eventi. È il punto di non ritorno. La materia che attraversa l’Orizzonte degli eventi - secondo i fisici - potrebbe sparire, perdere memoria della propria informazione, cozzando contro un pilastro della fisica classica. E qui, appunto nascono i problemi. O, meglio, il «Paradosso dell’informazione del buco nero».

Ovvero?
Ad esempio dal buco nero non sarebbe più possibile determinare le caratteristiche della stella che l’ha generato o di ciò che il buco nero ha «divorato». Negli Anni 70 lo stesso Hawking capì che i buchi neri potevano evaporare, rilasciare sotto forma di radiazione ciò che avevano inghiottito, ma lo facevano in maniera caotica. È la Radiazione di Hawking. Negli anni il fisico britannico cambiò idea, sostenendo (nel 2004) che l’informazione poteva sfuggire ai buchi neri. (E per questo perse una scommessa con il collega John Preskill, cui dovette regalare una Enciclopedia del baseball).

Quindi cosa c’è di nuovo?
Intanto va detto che nessuno ha ancora potuto analizzare il lavoro di Hawking, che in Svezia si è limitato a comunicarne gli esiti. In poche parole l’informazione potrebbe non finire mai all’interno del buco nero ma venire “imprigionata” nell’Orizzonte degli eventi sotto forma di «una specie di ologramma» in due dimensioni. Hawking ha detto che «l’informazione non è contenuta all’interno del buco nero come ci si potrebbe aspettare, ma nel suo confine».
E che sarebbe rilasciata, anche se in forma caotica e pur sempre «inutilizzabile».

Allora potremmo entrare in un buco nero?  
No, soprattutto non potremmo pensare di uscirne. O meglio, «sarebbe come avere - secondo lo stesso Hawking - le ceneri dell’Enciclopedia Britannica: contengono tutte le informazioni, ma non potremmo recuperarle». Oltre all’ologramma, Hawking ha avanzato una seconda ipotesi: le informazioni potrebbero uscire in un universo parallelo. «Il buco nero avrebbe bisogno di ingrandirsi e così facendo, ruotando si “scava” un passaggio in un altro universo. Ma non si può tornare al proprio universo. Il senso di questa conferenza - ha concluso - è che i buchi neri non sono così neri come li abbiamo pensati fino a oggi. Non sono eterne prigioni». Lui, di certo, non andrà a controllare. «Anche se sono pronto ad andare nello Spazio” non è una cosa che ho intenzione di verificare».

http://www.lastampa.it/2015/08/26/scienza/stephen-hawking-possibile-uscire-dai-buchi-neri-Oq93CUKMzQhvMeQUVHJtbK/pagina.html

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