L’annuncio del presidente Erdogan. Ora spazio a un governo ad interim. Per il presidente l’obiettivo delle urne è lasciare fuori i curdi dal Parlamento
Il primo novembre la Turchia tornerà alle urne. Per l’annuncio il presidente Recep Tayyip Erdogan non ha neppure atteso domenica, quando sarebbe scaduto ufficialmente il termine per formare un governo dopo il voto del 7 giugno. «Non c’è tempo da perdere», ha detto ai giornalisti all’uscita dalla preghiera del venerdì. Dopo la scadenza formale del 23 agosto, incontrerà il presidente del parlamento, Ismet Yilmaz, per indire elezioni anticipate che lui preferisce definire «ripetute». Finché l’esito non sarà quello a lui gradito, ironizzano in questi giorni dall’opposizione.
Ma per Erdogan non sarà facile ritrovare nelle urne la maggioranza assoluta, persa dal suo Akp per la prima volta in 13 anni. A meno di cinque mesi dall’ultima tornata elettorale, la sfida sarà ancora una volta soprattutto al partito filo-curdo Hdp, il cui superamento dell’altissima soglia di sbarramento del 10% gli aveva sottratto i seggi necessari a governare da solo. Nel frattempo, però, con i curdi l’Akp potrebbe essere costretto a condividere un esecutivo ad interim. Secondo la Costituzione, a reggere il Paese fino a un nuovo voto deve essere un governo che includa tutti i partiti in proporzione ai rispettivi seggi.
Ma la Turchia si trova a navigare in acque inesplorate, e più d’uno sospetta che Erdogan possa approfittare dell’assenza di precedenti per forzare ancora una volta la mano. Come già fatto in questi giorni rifiutando di dare un nuovo mandato per formare un governo a Kemal Kilicdaroglu, leader della seconda forza in parlamento, il socialdemocratico Chp. Un’opportunità con poche chance di successo ma richiesta a gran voce dalle opposizioni dopo che martedì il premier uscente, Ahmet Davutoglu, aveva riconsegnato il suo mandato visto il fallimento dei colloqui di coalizione con il Chp e i nazionalisti del Mhp.
«Non perdo tempo con chi non conosce neppure l’indirizzo di Bestepe» - il quartiere di Ankara che ospita la sua faraonica e contestatissima residenza presidenziale dove l’opposizione si rifiuta di andare - ha risposto Erdogan, suggerendo che il governo ad interim «potrebbe includere membri esterni al parlamento». All’inizio della prossima settimana dovrebbe affidare a Davutoglu il compito di costituire questo esecutivo entro 5 giorni dall’ufficialità del voto. Sulla carta, 12 ministeri toccherebbero al suo Akp, 7 al Chp e 3 a testa a Mhp e Hdp.
Ma socialdemocratici e nazionalisti hanno lasciato intendere di non volerne fare parte, al contrario dei filo-curdi, che però hanno posto una condizione essenziale: totale libertà nella scelta dei propri esponenti. Una mossa che potrebbe preludere a nomi pesanti, chiamati a guidare la Turchia - seppur per poche settimane - mentre la lira continua ad andare a picco e il conflitto con il Pkk curdo ha raggiunto proporzioni mai viste dagli anni 90. In un mese, dopo la rottura della tregua in vigore dal 2013, i guerriglieri uccisi sono stati 771, di cui 430 dai raid aerei nel nord Iraq, mentre tra i membri delle forze di sicurezza di Ankara le vittime sono 55.
http://www.lastampa.it/2015/08/21/esteri/elezioni-anticipate-turchia-al-voto-il-novembre-GeXLDuMmTBIJMpO0Au4jhK/pagina.html
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