venerdì 6 novembre 2015

Il Comilva a Rimini: laddove i bambini non si vaccinano e stanno meglio

Nell’ultima fila siedono due giovani mamme che allattano al seno i loro neonati. Lo spazio verso l’uscita laterale è riempito da cinque passeggini nei quali dormono altrettanti bambini. Alle 21.30 la Sala Flaminia dell’hotel Polo è piena. Sono esattamente 67 persone, tra le quali almeno una dozzina di donne incinte, dato desumibile dai pancioni rivelatori di gravidanze avanzate.

All’ingresso c’è un banchetto che vende libri: «I pericoli della vaccinazione antinfluenzale», «Contro le vaccinazioni di massa». «Bambini super-vaccinati». È il consueto incontro bimestrale della Comilva, il Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni, la più grande delle associazioni che predicano l’obiezione, la più radicata. Ma per la prima volta il Gymnasium nella zona della vecchia fiera si è rivelato troppo piccolo, obbligando gli organizzatori al trasloco in questo albergo sulla centralissima via Amerigo Vespucci. «Abbiamo una enorme quantità di richieste proprio in virtù dell’assedio che stiamo subendo» dicono. Certo non c’è bisogno di mimetizzarsi, sembra di essere a una conferenza stampa.
 Quasi tutti hanno penna in mano e taccuini, oppure telefonini sui quali prendere appunti. «Chi non è ancora nostro iscritto ed è qui per la prima volta?». Si alzano una quarantina di mani. Viene distribuito un volantino che contiene le linee guida per l’obiezione attiva. «Praticarla è semplice nonché doveroso, per il bene dei nostri figli».
Rimini è la capitale dei mancati vaccini. I dati dicono che la media locale è del 9 per cento inferiore al 95% nazionale delle quattro vaccinazioni obbligatorie, difterite, tetano, polio ed epatite B. Con le coperture antimorbillo e antimeningococco va ancora peggio, 77% rispetto al 92 per cento italiano. 
Comprendendo la vicina Riccione le famiglie che rifiutano il vaccino obbligatorio nel primo anno di vita del neonato sono 291 su un totale regionale di 570 obiettori totali segnalati dalle aziende sanitarie che è già tra i più alti del nostro Paese. E questa sala piena di giovani coppie c’entra molto con le statistiche elencate qui sopra. «Negli ultimi cinque anni Comilva è passata da una adesione marginale a numeri più significativi» spiega Massimo Farneti, responsabile pediatria dell’Ausl Romagna. In assenza di dati ufficiali, che a richiesta non vengono forniti, tocca accontentarsi della pagina Facebook riminese, che può contare su quasi 12.000 «mi piace». 

«Qui sono ben radicati, hanno la loro unica sede, cavalcano i social network e la presenza di alcuni pediatri che a differenza dei loro colleghi dell’Emilia Romagna non sono favorevoli alle vaccinazioni, organizzano incontri in zona con cadenza settimanale, fanno proselitismo». Il nome del medico viene evocato in Sala Flaminia come esempio di oscurantismo ufficiale quando viene fissata l’agenda dei prossimi appuntamenti. Sabato tutto esaurito, inutile prenotare. C’è ancora qualche posto per l’incontro del 12 novembre organizzato a Cesena dal Movimento 5 Stelle «allo scopo di mantenere l’equilibrio informativo».

«Siamo cinque milioni, una massa critica ed elettorale molto appetibile». L’avvocato Luca Ventaloro guarda il pubblico in sala come farebbe un generale con il proprio esercito. In una sola persona racchiude il legale, il militante e il nume tutelare di Comilva. Dal suo studio passa l’assistenza giuridica degli obiettori o aspiranti tali fortemente invitati a diventarlo, operazione che richiede una spesa intorno ai 180 euro, così sostiene il passa parola in sala. Parte piano, con le istruzioni giuridiche per l’uso, poi la sua retorica va in crescendo. Noi contro loro, i media, le Regioni che hanno potere legislativo in materia, le mamme-vaccino altrimenti dette mamme-siringhe «che riempiono i loro figli di metallo solo per essere accettate dalla società», tutti uniti in un grande complotto mirato a negare il diritto all’obiezione.
 Spesso i toni si fanno plumbei, quasi apocalittici. «Verranno a cercarci casa per casa. Voi non vaccinate? Siete degli untori e i vostri figli saranno ostracizzati, esclusi da scuola. La loro minaccia è questa. Ma non la realizzeranno mai. Siamo la più forte associazione mondiale e ci sostengono in silenzio parlamentari di tutti i partiti».
La vera bestia nera, il nemico davvero reale e non immaginario, è la categoria dei pediatri, che si ostinano a prescrivere i vaccini. Il messaggio di Comilva è «Voi ne sapete più di loro», con conseguente invito a disconoscerne l’autorevolezza. «Dal sederino rosso alla morte in culla di vostro figlio ci sono 26 diversi tipi di reazioni al vaccino. Se il vostro medico non ve le elenca una per una, denunciarlo è un obbligo, dovete avere un rapporto come minimo paritario». In sala non vola una mosca. Non ci sono applausi, e neppure gesti di disapprovazione. Sono tutti concentrati, in ascolto.



Le domande del pubblico rivelano una sincera ansia di sapere e l’esistenza di tante paure basate su informazioni che sembrano raccolte attraverso il sentito dire. La prima ad alzare la mano è una donna incinta. «Una mia amica dice che i pediatri ti minacciano...» Un uomo sui trent’anni sussurra all’amico che gli siede vicino: «Ho letto su Internet che se abiti ai piani alti puoi evitare di fare il vaccino...» L’altro annuisce. Un signore più maturo, dall’espressione corrucciata, si avvicina al banco dove siede l’avvocato. È padre di tre figli vaccinati. «Mi devo preoccupare?» La risposta non è delle più tranquillizzanti. «Il vaccino chiede il conto, prima o poi. E quando colpisce è un fulmine». Una donna all’ottavo mese di gravidanza esprime le sue preoccupazioni per il figlio che nascerà, dice di essere incerta, almeno i quattro obbligatori... Ventaloro la fulmina. «Vaccinare significa mantenere le malattie in circolo. E poi quanto autismo vedi in giro? Non vedi che sono in aumento? Fatti la domanda, datti la risposta». Al momento dei saluti la futura mamma appare rinfrancata. «Grazie mille a tutti voi. Adesso dormo più tranquilla».


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