domenica 9 ottobre 2016

La Clinton confessa nelle mail: me ne frego della gente, aiuto le banche a crescere

Il peggior nemico di Hillary Clinton è la posta elettronica. Dopo lo scandalo del server privato usato per la corrispondenza al dipartimento di Stato e i messaggi per mettere fuori gioco Bernie Sanders da parte del Dnc, è ora la volta delle email trafugate da Wikileaks a John Podesta, capo della campagna della candidata democratica, per un totale di 2060 messaggi e 170 mila allegati.



Email che conformano la «distanza» tra la candidata democratica e la gente comune, ovvero gli elettori.
Lo dice lei stessa durante una serie di simposi di Goldman Sachs, Morgan Stanley, Deutsche Bank e grandi Corporation Usa, per i quali la signora Clinton era pagata 225 mila dollari l’uno, per un totale di 22 milioni di dollari intascati dalla fine della sua direzione a Foggy Bottom.

«Clinton ha ammesso di aver perso il contatto con la realtà», scrive Tony Carrk, direttore delle ricerche della campagna Dem a Podesta. «Sono ben lontana dai sacrifici della classe media per la vita e l’agio in cui sono vissuta, capite, per la fortuna che mio marito ed io ci godiamo», ammette Hillary ad un evento di Goldman Sachs del 4 febbraio 2014.
A un altro simposio di Goldman Sachs del 24 ottobre 2013, Hillary dice che il fatto di considerare le banche Usa responsabili della crisi finanziaria del 2007 era una convenienza politica. Quasi a voler chiedere scusa alle «vecchie signore» di Wall Street per le critiche ricevute. L’indomani, allo stesso simposio, e qualche giorno prima davanti ai vertici di Deutsche Bank, Clinton spiega invece che dovrebbero essere proprio le banche le autrici della riforma finanziaria perché «solo Wall Street sa cosa fare per mettere a posto Wall Street».

Mentre alcuni mesi dopo si professa strenua sostenitrice del Keystone, il controverso oleodotto, e a favore dei grandi accordi di libero scambio. Non mancano gli ammiccamenti: «Clinton ammette di avere bisogno dei soldi di Wall Street», scrive Podesta. «Sapete - spiega la futura candidata a un convegno di General Electric del 6 gennaio 2014 a Boca Raton, in Florida - sarebbe difficile correre per la presidenza senza una enorme quantità di denaro». E a chiosa «ricorda le note relazioni con Wall Street di quando era senatrice», scrive Podesta.

«Ho rappresentato e lavorato con molti a Wall Street - afferma Hillary ai banchieri -. E ho fatto tutto quello che ho potuto per fare in modo che continuassero a prosperare». 

Affermazioni distanti da quelle pronunciate per catturare i voti del popolo dell’ex rivale socialdemocratico Bernie Sanders. O per conquistare la collega Elizabeth Warren, lo sceriffo di Wall Street, che dandole il suo sostegno parlò di Hillary come il presidente che si opporrà agli accordi di libero scambio, si batterà contro le lobby di Capitol Hill e metterà in riga banche e grande finanza.


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