martedì 22 gennaio 2019

Carabinieri intercettati sul caso cucchi: OMERTA' e depistaggio o spirito di 'corpo'?


Il sospetto è grave:
 i depistaggi attorno al caso Cucchi non sono terminati,
 anzi..
 Da un’intercettazione telefonica del novembre 2018, appena qualche settimana fa, si scopre che un alto ufficiale dei carabinieri avrebbe fatto pressioni su un testimone, un maresciallo trasferito nel frattempo da Roma a Napoli, affinché «aiutasse i colleghi in difficoltà»


La frase è riferita in una conversazione tra il maresciallo Ciro Grimaldi e il collega Mario Iorio
Si consideri però che Grimaldi nel 2009, all’epoca della morte di Cucchi, prestava servizio alla stazione carabinieri di Roma-Casilina

«Mi raccomando - avrebbe detto il comandante del gruppo carabinieri di Napoli, colonnello Vincenzo Pascale, durante una visita d’ispezione alla stazione dove lavora ora Grimaldi - dite al maresciallo che ha fatto servizio alla stazione, lì dove è successo il fatto di Cucchi, di stare calmo e tranquillo
Mi stanno “abboffando” le palle, loro e Cucchi»

Grimaldi, il diretto interessato, non era presente
Ma si fa raccontare immediatamente i fatti dal suo amico, il vicebrigadiere
E quello riferisce a memoria il discorso del colonnello Pascale: «Ha detto:
 mi raccomando, dovete avere spirito di corpo, dovete aiutare i colleghi in difficoltà»

Il discorso è inquietante che sia stato fatto subito dopo il riferimento al «fatto di Cucchi» e l’esplicito invito a riferirlo al maresciallo che è considerato un prezioso testimone dai magistrati di Roma

Contano anche le date
 La visita del colonnello è del 6 novembre
 Grimaldi sarebbe stato ascoltato dal pm di Roma il 21 novembre

Ora, siccome la procura di Roma ha depositato questa intercettazione nel procedimento in corso sui depistaggi intercorsi nell’Arma, evidentemente il pm Giovanni Musarò è convinto che abbia una sua rilevanza

Sarebbe gravissimo se, nonostante tutto quel che è venuto alla luce, si cercasse di insabbiare in extremis il procedimento


"Bisogna avere spirito di corpo, se c'è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare" Questo avrebbe detto, secondo quanto riferito da un carabiniere intercettato al telefono mentre parla con un collega, il comandante del Gruppo Napoli, Vincenzo Pascale

La conversazione telefonica tra i due carabinieri è stata intercettata il 6 novembre scorso, a processo in corso, e la trascrizione è contenuta in una nota della Squadra mobile di Roma del 17 gennaio ed è stata depositata agli atti del processo per morte del geometra romano, deceduto il 22 ottobre del 2009 una settimana dopo l'arresto

E' la prova che, come già successo in passato, si continua a cercare di depistare le indagini

 Di annacquare le responsabilità dei carabinieri coinvolti

Nell'intercettazione presente nella nota della Squadra mobile di Roma si fa riferimento a due telefonate intercorse il 6 novembre tra il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Iorio e il maresciallo Ciro Grimaldi, entrambi in servizio presso la stazione Vomero-Arenella di Napoli

Grimaldi, all'epoca dei fatti in servizio presso la stazione Casilina, è stato sentito come testimone dal pm Giovanni Musarò il 21 novembre

Nell'intercettazione Iorio riferisce al collega quanto dettogli dal colonnello Pascale:
 "Mi raccomando dite al maresciallo che ha fatto servizio alla Stazione - afferma nell'intercettazione Iorio riportando al maresciallo Grimaldi le parole del loro superiore - lì dove è successo il fatto di Cucchi...di stare calmo e tranquillo..mi stanno rompendo, loro e Cucchi"

E ancora Iorio riferisce al collega le parole del comandante: 
"Mi raccomando, dovete avere spirito di corpo, se c'è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare"

Un mantra che, probabilmente, il militare ha sentito più volte in questi anni
Al collega, esasperato, dice:
 "Mi raccomando qua e mi raccomando là...il fatto di Cucchi...Cucchi di sopra e Cucchi di sotto...mi stanno abboffando le palle, loro e il fatto di Cucchi"

Da oggi a ieri, come in un flashback
Dalle carte depositate emergono anche i tentativi fatti quando Cucchi morì di nascondere le responsabilità dei carabinieri

 Il maresciallo Davide Antonio Speranza, in servizio presso la stazione del Quadraro, ha messo ai verbale quello che avvenne nei giorni successivi alla morte del 31enne

 "Mandolini quando lesse la nota di servizio disse che non andava bene e che avrei dovuto cestinarla perché avremmo dovuto redigerne una seconda in sostituzione della prima - ha detto ai pm nell'interrogatorio del 18 dicembre scorso

Il contenuto di tale annotazione fu dettato da Mandolini e lo scrissi io, alla presenza anche di Nicolardi, quindi stampammo e la firmammo a nostro nome...

Ripensandoci a posteriori all'epoca peccai di ingenuità, perché mi fidai di Mandolini e Nicolardi che erano più anziani e avevano più esperienza di me"

 Mandolini e Nicolardi sono entrambi imputati nel nuovo processo
 Parlando delle due versioni delle note di servizio, Speranza afferma che nella prima versione si affermava che "Cucchi era in stato di escandescenza" mentre nella seconda versione, sul punto, si afferma che "è doveroso rappresentare che, durante l'accompagnamento, non lamentava nessun malore né faceva alcuna rimostranza in merito"

Tra gli atti depositati, infine, c'è anche un ordine di servizio in cui compare la scritta "bravi" nello spazio dedicato alle note dei superiori

Sul punto il maresciallo afferma: "Non so dirvi per quale ragione, nella parte dell'ordine di servizio dedicata alle annotazioni dei superiori è scritto 'Bravi', considerato che avevamo fatto una mera azione di routine e che nel momento in cui l'ordine di servizio fu redatto Cucchi era già morto"

Ma evidentemente qualcuno aveva apprezzato quelle "modifiche"






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