lunedì 28 gennaio 2019

Omicidio dell'agente Sissy: aveva informato la direttrice del carcere su cocaina e abusi


L’agente della penitenziaria morta domenica 13 Gennaio 2019, ad oltre due anni da quando venne ritrovata in ospedale a Venezia con una ferita di pistola alla testa
Il pm aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul tentato omicidio, rigettata dal gip dopo l’opposizione della famiglia, difesa dall’avvocato Fabio Anselmo
 Che ha chiesto e ottenuto ulteriori indagini su diversi punti: “Lista delle celle al quale era agganciato il cellulare, il dna sull’arma, il computer inattivo, l’assenza di sangue sulla parte finale della pistola, le denunce per il presunto traffico di stupefacenti all’interno del carcere, oltre alla vita privata e sociale”


Ora è stata disposta l’autopsia

Salvatore Trovato ha la voce spezzata dal pianto nello sfogarsi con il quotidiano TPI, a cui ha rilasciato diverse dichiarazioni, ma nelle sue parole c’è ostinazione e desiderio di giustizia per una morte assurda. “Da quando seppi che mia figlia era stata vittima di spari, sono successe cose sempre un po’ assurde
Tante cose potevano essere svelate prima e invece il magistrato si è ostinato con la pista del suicidio

Per giorni e giorni nessuno ha voluto ascoltarci o farci domande su Sissy”
 e ancora
 “Sissy ha messo nero su bianco di tutto ciò che al carcere Giudecca non andava
Quello che lei denunciava le sanno tutti

Perché nessuno in questi anni ha deciso di approfondire le numerose denunce e segnalazioni presentate da mia figlia? 

Questo è molto strano
Alla Giudecca non hanno mai fatto un’ispezione
 Si parla di droga che entrava nel carcere, di collusioni, non è strano che nessuno abbia approfondito?”
 Va avanti il papà, nell’intervista rilasciata al giornale:
 “Nel mese di agosto, quando era venuta qui, ci aveva raccontato diverse cose
 Io le dissi di stare attenta,
 di non andare a cercare queste cose
 Lei mi rispose:
 “papà non sai cosa succede lì dentro, ho fatto un giuramento, è il mio lavoro, devo servire lo Stato per come deve essere servito”

 Io le dicevo che non era così che avrebbe cambiato il mondo
 Lei mi diceva:
 “papà non hai idea di quello che scoppierà alla Giudecca per le cose che sto mettendo in evidenza


Sissy aveva informato la direttrice del carcere di essere vittima di ‘astio, diffidenza e comportamenti strani' da parte delle colleghe, le stesse riguardo a cui aveva informato la stessa direttrice Gabriella Straffi di essere venuta a conoscenza di ‘fatti gravi'

È tutto scritto nero su bianco dalla mano di Sissy in una lettera che pubblichiamo in esclusiva e indirizzata ancora una volta alla direttrice Straffi

 Nel documento, ancora una volta, la ragazza appare preoccupata e spaventata da quel processo di isolamento che sta denunciando

La testimonianza:
 "Picchiata in carcere"
Tuttavia, un episodio ancor più inquietante è stato riportato da "un ex detenuta della Giudecca a Fanpage.it
 "Poco prima che venisse colpita da quel colpo di pistola Sissy era stata aggredita in carcere da alcune colleghe, me lo disse lei

A parlare è Paola, un ex detenuta che abbiamo incontrato a Venezia a pochi passi dal carcere dove sono avvenuti i fatti
 "A Sissy faceva così il male il braccio che mi di disse che non riusciva più neanche a giocare a biliardo (lei giocava a biliardo). Le chiesi cosa fosse successo e mi disse: "se ti dicessi che mi hanno picchiato?"

 Le chiesi chi fosse stato e lei che aveva sempre voluto proteggere me e le altre detenute, mi lasciò capire che erano state due agenti con cui aveva avuto dei problemi giorni prima per una delle sue denunce"

L'isolamento e le denunce
"I problemi per Sissy cominciano molto prima – ci racconta Paola – con la sua prima denuncia sulla droga
Da allora nessuna delle agenti le ha più voluto parlare, veniva spesso mandata fuori di scorta, era rimasta sola
 Da quando ha iniziato a denunciare
 (molestie sessuali, traffico di droga, ndr) è stata praticamente cancellata

Temo – aggiunge riferendosi al giorno dello sparo – che qualcuno di cui si fidava possano averla presa e averla…."
Paola non riesce a concludere la frase


"Ora che Sissy è morta, deve venire fuori tutta la m**a della Giudecca, dirò tutto"
Sono le parole di Anna
 (nome di fantasia) un'ex detenuta del carcere della Giudecca che oggi, dopo la morte dell'agente Sissy Trovato Mazza, si rivolge a Fanpage.it per dire la sua su quanto ha visto tra le mura dell'Istituto dove l'agente morta una settimana fa stava raccogliendo elementi su abusi e traffici di droga

"So che Sissy aveva scoperto la presenza di droga, parliamo di cocaina, per essere precisi – dice Anna – e so anche dove veniva nascosta e come veniva tenuta lontana dalle perquisizioni

Quando arrivavano a controllare i cani antidroga venivano trattenuti per un po' giù, mentre la coca veniva nascosta nelle plafoniere della cella 2, dove certo i cani non potevano raggiungerla"

Così entrava la coca
La presenza di alcuni quantitativi di droga era stata segnalata da Sissy ai suoi superiori molti mesi prima di quel colpo di pistola che l'ha raggiunta mentre svolgeva servizio esterno all'ospedale civile di Venezia

"Se Sissy l'ha scoperto – dice Anna – è stato per caso, lì se non dovevi trovare qualcosa non te lo facevano trovare"
Sissy aveva rintracciato il materiale in lavanderia ed è proprio attraverso i sacchi con i panni sporchi, secondo Anna, che lo stupefacente arrivava nell'istituto penitenziario

"La droga arrivava dal battello che porta dentro i capi da lavare (La Giudecca svolge il servizio lavanderia per molte strutture ricettive e turistiche locali), i sacchi non venivano controllati e la coca arrivava direttamente in lavanderia, dove poi si decideva a chi darla"

"A me – risponde – non hanno mai provato a vendere stupefacente, semplicemente perché non sono mai stata tossicodipendente, ma alle altre che ne avevano bisogno, sì"

Tutti sapevano
"Tutti sapevano come andavano le cose, ma nessuno aveva il coraggio di parlare:
 ‘se non si fa gli affari suoi, la mandiamo a 900 chilometri dai suoi figli'" mi dissero per scoraggiarmi dal dire qualunque cosa, ma ora
 (Anna oggi è una donna libera)
 non ho più paura, tutto deve venire fuori"

 Secondo la donna, 
le scoperte fatte nel carcere,
 dove Sissy aveva segnalato anche la relazione illecita di una collega con una detenuta, sarebbe state per Sissy la sua condanna a morte

 "Io temo che quel giorno (il 1° novembre 2016, quando è stata colpita) Sissy sia stata vittima di un tentativo d'intimidazione finito male, un chiarimento, insomma, degenerato nel sangue"

"Lei era una persona pulita, era l'unica agente con cui noi detenute potevamo parlare, ci ascoltava, ci consigliava, ci aiutava. Era una persona pulita, per questo lì non stava bene"


"Sono venuta a sapere di fatti gravi che riguardano le mie colleghe", così scriveva prima di morire Sissy Trovato Mazza, la poliziotta calabrese uccisa morta una settimana fa dopo un calvario di due anni per un misterioso colpo di pistola che l'ha colpita in servizio

 La lettera, vergata a mano e trovata dai parenti nei documenti che l'agente conservava a casa – e ora pubblicata in esclusiva da Fanpage.it –  è indirizzata all'ex direttrice del carcere della Giudecca, Gabriella Straffi, oggi in pensione

 Poche parole, che fotografano bene la posizione dell'agente che, come molti testimoni hanno riferito, stava denunciando comportamenti illeciti dei colleghi e del personale carcerario nei confronti delle detenute e che, come molti denunciano, non solo non era stata ascoltata ma era finita in una condizione di grave isolamento

La sottoscritta agente Maria Teresa Trovato Mazza informa la signoria vostra che negli ultimi giorni sono stata avvicinata da molte detenute che hanno raccontato fatti gravi che riguardano le mie colleghe. Essendo la cosa molto delicata ho cercato di non ascoltare e di riferire tutto subito all'ispettore … la quale mi ha consigliato di parlare al più presto con la signora vostra

Sissy, si evince, è molto preoccupata e spaventata e chiede l'aiuto della direttrice che pero, stando a quanto hanno riferito i parenti, avrebbe chiesto alla ragazza di limitarsi a fare il suo lavoro

 La lettera, che prosegue indicando di nomi delle detenute che avevano denunciato e la cui testimonianza Sissy aveva messo rapporto, è contenuta anche agli atti delle indagini della Procura di Venezia

 Alcuni mesi dopo i fatti del 1° novembre, quando Sissy è stata colpita alla testa, molti agenti sono stati trasferiti dal carcere, mentre il medico carcerario della struttura ha patteggiato una condanna di 18 mesi per molestie sessuali alla detenute

Una detenuta:
"Voleva dare voce alle ingiustizie"
Contattata da Fanpage.it. ecco come commenta una delle detenute menzionate da Sissy nella lettera
 "Era sempre disposta ad ascoltare e aiutare noi detenute nelle ingiustizie che succedevano all'interno dell'istituto
 Ha sempre svolto il suo lavoro al meglio, solo che per il resto del personale non andava bene

 E ora ci ritroviamo a piangere una ragazza meravigliosa con tanta voglia di vivere e che credeva nel suo lavoro e in ciò che faceva

 Spero in una giustizia che non dimentichi ciò che è successo

Sarà sempre nel mio cuore e la ringrazierò sempre per quello che ha fatto per me"

"Quando mia sorella è arrivata in ospedale dopo il colpo di pistola, abbiamo notato che le sue mani erano livide, gonfie e coperte di graffi, come se avesse lottato con qualcuno
Hanno ancora il coraggio di chiamarlo ‘tentato suicidio?'"

 All'indomani dell'incontro con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, la sorella di Sissy Trovato Mazza, la poliziotta carceraria ridotta in stato vegetativo irreversibile da un colpo di pistola nell'ascensore dell'ospedale civile di Venezia, due anni fa,
sua sorella Patrizia consegna a  Fanpage.it alcune foto delle ferite che Sissy ha riportato durante i fatti di due anni fa

Si tratta di immagini scattate dopo quello che la Procura di Venezia sta per archiviare come ‘tentato suicidio' in cui si notano chiaramente tumefazioni e graffi sulle mani della giovane agente penitenziaria

La mattina del primo novembre 2016, Sissy, il cui lavoro si svolgeva negli uffici del carcere femminile della Giudecca, aveva obbedito all'ordine di andare a controllare una detenuta ricoverata all'ospedale civile di Venezia

 L'agente era in procinto di fare ritorno all'istituto di pena dopo aver svolto i controlli, quando la telecamera di sorveglianza dell'ospedale la riprende mentre scompare nel vano dell'ascensore del primo piano

 Non riapparirà più all'occhio della telecamera, ma alla vista dei passanti che alcuni minuti dopo, sullo stesso piano, allerteranno i soccorsi

 Quello che è successo nello stretto cubicolo, è da due anni oggetto della battaglia della famiglia Trovato Mazza
 Per la Procura, infatti, Sissy avrebbe impugnato l'arma di ordinanza per togliersi la vita, sparandosi alla testa; 
secondo i familiari, assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo, l'agente sarebbe stata vittima di un tentato omicidio

"E lo chiamano tentato suicidio"

"Non è certo per motivi sentimentali o emotivi che contrastiamo la tesi del suicidio (Sissy stava vivendo un periodo felice da un punto di vista professionale e personale), abbiamo in mano elementi che per noi provano che Sissy ha lottato, si è difesa e infine ha avuto la peggio

Qualcuno – dice Patrizia – l'ha attirata nel vano dell'ascensore per aggredirla, l'ha assalita e poi ha ripulito la pistola d'ordinanza che Sissy portava alla cintura, dalla quale sarebbe partito il colpo"

L'arma, infatti, non presenta impronte, circostanza che si spiega solo con una ripulitura, visto che era la pistola che Sissy maneggiava quotidianamente, compresa quella mattina

Il muro di gomma
"Secondo i magistrati – continua a Patrizia – una persona che si spara alla testa e si accascia può ripulire l'arma?"

Quando è stata soccorsa Sissy era in fin di vita, il proiettile che le ha trapassato la parete cranica aveva prodotto danni gravissimi

 "Mia sorella ha lottato per giorni tra la vita e la morte, ma solo dopo un mese il medico legale incaricato dalla Procura è venuto a esaminare la ferita

Perché questa lentezza?
 Come dobbiamo spiegarci il muro che da due anni i magistrati, 
l'amministrazione penitenziaria hanno eretto davanti o noi?"

Il ministro Bonafede al sit contro l'archiviazione
Sono parole dure che, ieri, Patrizia e Salvatore Trovato Mazza hanno pronunciato al cospetto del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, intervenuto di persona al sit in contro l'archiviazione del caso organizzato dal comitato civico ‘Sissy, la Calabria è con te', per manifestare la propria solidarietà alla famiglia

Il ministro, tuttavia, ha fatto anche di  più
"Basta con lo Stato vigliacco che usa e poi abbandona chi lo ha servito", ha detto riferendosi alla solitudine in cui la famiglia Trovato Mazza ha vissuto negli ultimi due anni

L'amministrazione penitenziaria, infatti, non è intervenuta con un'indagine interna

Poco prima di restare ferita, Sissy, aveva denunciato le condotte irregolari di un'altra agente e la presenza di droga nel carcere





http://www.storiepoliziapenitenziaria.it/2019/01/28/i-misteri-della-morte-di-sissy-trovato-mazza/

https://www.fanpage.it/sissy-chiese-aiuto-alla-direttrice-io-vittima-di-comportamenti-strani-da-parte-delle-colleghe/

https://www.fanpage.it/giudecca-ex-detenuta-si-fa-avanti-dopo-la-morte-di-sissy-cosi-facevano-entrare-la-coca/

https://www.fanpage.it/sissy-la-lettera-choc-dellagente-prima-di-morire-ho-scoperto-cose-gravi-sulle-mie-colleghe/

https://www.fanpage.it/sissy-trovato-mazza-lividi-e-graffi-sulle-mani-dellagente-ha-lottato-altro-che-suicidio/

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