Trentasette persone sono state mandate a morte ieri in Arabia Saudita nella più grande esecuzione di massa avvenuta nel Paese dal gennaio 2016, quando l'esecuzione di 47 persone, per la maggior parte sciite, aveva provocato scontri nella parte orientale del Paese e violenze dall'Iran al Pakistan
Uno degli uomini, secondo il comunicato dell'agenzia di stampa saudita, è stato crocefisso:
una delle modalità di esecuzione usata in Arabia Saudita
Gli altri sono stati uccisi seguendo le regole islamiche, il che significa decapitati
In un caso, uno dei cadaveri è stato lasciato con il corpo da una parte e la testa mozzata da un'altra:
un monito per la popolazione raramente usato in Arabia Saudita negli ultimi anni e che conferma la volontà, da parte della leadership, di mandare un messaggio di tolleranza zero
Le persone uccise erano in carcere da tempo:
dalla lista letta in tv,
si capisce che si tratta di esponenti della minoranza sciita ma anche di membri di importanti tribù sunnite conosciute per le loro visioni conservatrici
Tutti sono accusati di aver attentato alla sicurezza dello Stato preparando attentati
Le esecuzioni arrivano a pochi giorni dalla scoperta di una cellula dell'Isis che, secondo il ministero dell'Interno, si preparava ad agire nel Paese
A firmare le condanne è stato re Salman ma per gli analisti l'operazione porta la firma di Mohammed bin Salman, il principe ereditario che guida il Paese, al centro delle critiche per il ruolo nell'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso a ottobre nel consolato saudita di Istanbul
"MbS manda un brutto messaggio: non c'è limite alla brutalità dello Stato e alla repressione", dice Madawi Al Rasheed, attivista e studiosa dell'Arabia Saudita alla London School of Economics
Un uomo è stato giustiziato tramite crocifissione in
Arabia Saudita:
faceva parte dei 37 condannati a morte per reati legati al terrorismo, la cui sentenza è stata eseguita in diverse città del Paese
Come ha spiegato – rivendicandolo con orgoglio – il Ministro degli Interni saudita si è trattato del più alto numero di esecuzioni in una sola giornata da tre anni a questa parte;
il 2 gennaio 2016 furono infatti uccisi 47 detenuti
A ordinare le pene capitali sono stati i giudici dei tribunali di Mecca, Medina, della provincia centrale di Qassim e della Provincia Orientale, base della minoranza sciita del Paese
Gli imputati sono stati giudicati colpevoli di aver "adottato un pensiero estremista", e per aver "appoggiato il terrorismo e formato cellule per colpire e destabilizzare il Paese"
Stando a quanto riporta l'Agenzia stampa saudita (Spa) uno dei trentasette giustiziati è stato crocifisso dopo la sua esecuzione, una punizione infrequente e riservata a reati particolarmente gravi
Il suo corpo è rimasto esposto diverse ore in pubblico
Secondo Amnesty International, nell'elenco dei 37 condannati ci sono almeno undici uomini accusati di spionaggio a favore dell'Iran e condannati dopo un processo "clamorosamente ingiusto"
Altri 14, sempre secondo la associazione per la difesa dei diritti umani, "erano accusati di atti violenti in relazione alla loro partecipazione a manifestazioni contro il governo, nel 2011-12, nella provincia orientale dell'Arabia Saudita"
Dall'inizio del 2019 sono state un centinaio le persone uccise nel Regno saudita, secondo un conteggio basato sui dati ufficiali
Nel 2018, secondo i numeri di Amnesty International, lo Stato del Golfo ha giustiziato 149 persone, risultando secondo dopo l'Iran con 277 condannati a morte
Sono puniti con la pena capitale i condannati per terrorismo, omicidio, stupro, rapina a mano armata e traffico di droga
Un uomo è stato giustiziato e crocifisso in Arabia Saudita: faceva parte dei 37 condannati a morte, la cui sentenza è stata eseguita in diverse città del Paese
Lo ha reso noto l'agenzia di stampa ufficiale Spa, precisando che l'uomo era stato accusato di aver "adottato un'ideologia estremista terroristica, di aver formato cellule terroristiche" e di aver messo a repentaglio "la pace e la sicurezza della società"
Come ha denunciato Amnesty International, tra i detenuti giustiziati ce n'era anche uno che era 16enne all'epoca dell'arresto, mentre almeno 14 erano stati condannati per crimini legati alla loro partecipazione a manifestazioni antigovernative
L'usuale pena di morte in Arabia Saudita è la decapitazione, mentre viene riservata la crocefissione dopo che è stata eseguita una condanna a morte ai condannati per crimini considerati ancora più seri
Dall'inizio dell'anno sono almeno 104 i detenuti che sono stati giustiziati, secondo Amnesty, rispetto alle 149 condanne a morte eseguite nel 2018
Trentasette persone sono state messe a morte martedì, in un solo giorno, in Arabia Saudita per terrorismo e almeno uno di essi è stato crocifisso in pubblico come esempio
A farlo sapere è stato lo stesso governo di Riad in una nota del ministero dell'Interno, citata dall'agenzia di stampa ufficiale Spa, che non ha specificato come i condannati siano stati uccisi, in uno Stato dove normalmente si applica la decapitazione con la scimitarra
Oltre che a Riad, le esecuzioni sono avvenute nelle città sante di Mecca e Medina e nelle province Orientale e di Qassim, nel centro del regno, su sentenze corroborate in appello dalla corte suprema e, in ultima istanza,
dal re
Si tratta, ha fatto sapere la Saudi Press Agency, di cittadini sauditi: "La pena di morte è stata comminata ad alcuni criminali per aver adottato ideologie estremiste terroristiche, per aver formato cellule terroristiche e per aver messo a repentaglio la sicurezza oltre che per aver cercato di spargere il caos e provocare conflitti ideologici"
https://www.repubblica.it/esteri/2019/04/23/news/esecuzioni_in_arabia_saudita_37_morti_uno_crocifisso-224720951/
https://www.fanpage.it/larabia-saudita-ha-giustiziato-37-persone-una-e-stata-crocifissa/
https://www.agi.it/estero/arabia_saudita_crocefissione-5377895/news/2019-04-24/
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2019/04/23/a.-saudita-37-impiccati-per-terrorismo_5fb3b8c5-6d7e-4b23-92fc-56312d443c88.html
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