«Questo butta all’aria Roma»
Annota il Ros: il 27 gennaio 2012 Carminati «manifestava interesse per la nomina del nuovo procuratore di Roma Giuseppe Pignatone»
E parlando con una terza persona, si legge in una intercettazione, affermava che il magistrato «non giocava» e «avrebbe buttato all’aria Roma» in quanto «in Calabria ha capottato tutto» e «non si fa ingloba’ dalla politica»
«Stavolta i pm fanno sul serio»
Analoga preoccupazione il «Guercio» manifestava un anno dopo, quando si diffondeva la notizia (infondata, almeno nei tempi) di una imminente maxi operazione della Procura capitolina
Il suo stesso avvocato, Giosuè Naso, che lo difende dall’accusa di essere a capo di Mafia Capitale, gli era apparso molto preoccupato
Secondo il gip Flavia Costantini « alla luce della linea di intransigenza, e di discontinuità rispetto al passato, dimostrata dagli organi inquirenti»
«Ce stanno a comincià a dimostrà che stanno a fà carte false per qua per inc... la gente eh...se vonno incu...... non è più come una volta», dice il Carminati
E il boss era preoccupato anche dalla possibilità che si riaprissero vecchie partite con la giustizia, dalle quali era uscito senza condanne «...sembrava pure...Tre anni fa no, mo’ si scusa... che cambia? Non è che sono cambiate ...capito?», spiega ad un affiliato
Giuseppe Pignatone, è nato a Caltanissetta l’8 maggio 1949 Figlio di Francesco, Deputato della Democrazia Cristiana negli anni ’50, il dott. Giuseppe Pignatone entra in Magistratura nel 1974 e dopo una breve parentesi come Pretore a Caltanissetta nel 1977 viene trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo dove, in quasi vent’anni, si occuperà specialmente di processi per gravissimi delitti di mafia, per reati economici e contro la pubblica amministrazione
Segue in Corte di Assise, il processo per i c.d. reati politici, cioè per gli omicidi del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, del Segretario Regionale del P.C.I. Pio La Torre e del Segretario Provinciale della D.C. Michele Reina, che si conclude con la condanna all’ergastolo dei maggiori esponenti di Cosa nostra (la c.d. “Commissione”); tra le altre segue le indagini che portano alla condanna di Vito Ciancimino, ex sindaco
di Palermo
Fa parte delle Direzione Distrettuale Antimafia fin dalla sua costituzione (1991) collaborando con i Procuratori della Repubblica Pietro Giammanco e Giancarlo Caselli Dal 1996 al 1999 svolge le funzioni di Procuratore Aggiunto della Procura presso la Pretura di Palermo
Dal 2000 Il dott. Giuseppe Pignatone Procuratore Aggiunto della Procura presso il Tribunale di Palermo, è il principale collaboratore di Pietro Grasso;
coordina il settore misure di prevenzione e poi una delle sezioni della Direzione Distrettuale Antimafia
Coordina le indagini che portano alla cattura di centinaia di capi e gregari di Cosa nostra palermitana e sfociano nella cattura di Bernardo Provenzano (11 aprile 2006)
Nel 2008 viene nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria
Tra le tante va ricordata l’indagine “Crimine”, condotta insieme alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che dimostra in modo inconfutabile la presenza strutturata della ‘ndrangheta in Lombardia e porta all’arresto di circa 300 esponenti delle cosche in tutt’Italia e anche all’estero
Nel marzo 2012 è nominato dal C.S.M., con voto unanime, Procuratore della Repubblica di Roma
Autore di numerosi articoli pubblicati su riviste giuridiche, è coautore dei libri “Il Contagio” (2012) e “Modelli criminali. Mafie di ieri e di oggi” (2019), editi da Laterza
E' il magistrato che ha smentito le tesi negazioniste degli ultimi decenni, dimostrando con prove confermate dalla Corte d’Appello che la mafia a Roma c’è ed opera a più livelli
Il 5 febbraio 1974 è stato nominato in magistratura:
45 anni dedicati alla lotta alla criminalità organizzata, facendo parte della Dda di Palermo fin dalla sua costituzione nel 1991
Un investigatore di grande intuito anche sul fronte dei reati contro la Pubblica amministrazione, capace di riorganizzare l’ufficio requirente capitolino, la Procura più grande d’Europa
Gli oltre 30 anni di professione in Sicilia
Il 5 febbraio 1974 c’è il decreto di nomina
Ma dopo il periodo da uditore e dopo aver svolto tra il 1975 e il 1976 il servizio di leva, il Csm delibera la sua nomina come pretore di Caltanissetta prima e come sostituto procuratore a Palermo
In quasi 20 anni si occupa dei principali processi di mafia, per reati economici e contro la Pubblica amministrazione
Istruisce in Corte d’Assise il processo per i cosiddetti «reati politici»
Saranno i suoi accertamenti a portare l’11 aprile 2006 alla cattura di Bernardo Provenzano
In coordinamento con la Direzione distrettuale antimafia di Milano, svolge l’inchiesta “Crimine” che dimostra, in modo inconfutabile, la presenza strutturata della ’ndrangheta in Lombardia
Nel 2010 arriva una telefonata anonima alla polizia:
«Andate allo svincolo di San Giorgio extra, sul Calopinace
Troverete una sorpresa per Pignatone»
Si trattava di un bazooka, un’arma da guerra che ha lo scopo di intimidire, ma inutilmente, il magistrato
L’arrivo alla Procura di Roma:
da Mafia Capitale al caso Cucchi
Il 19 marzo 2012 entra in possesso dell’ufficio di procuratore capo a Roma
In sei anni porta a termine importanti indagini
Il suo fiore all’occhiello è Mafia Capitale, l’associazione di tipo mafioso capeggiata dal boss ed ex Nar Massimo Carminati
Pignatone coordina un pool di magistrati e di investigatori dei carabinieri del Ros, dimostrando l’esistenza nella Capitale di un sodalizio mafioso tutto romano
Fatti poi indirettamente confermati dalle sentenze di condanna per il clan Fasciani di Ostia
Pone particolare attenzione alle indagini sul fronte finanziario, svelando la ramificazione mafiosa di camorra e ’ndrangheta nei business della Capitale
Non solo:
numerose indagini dimostrano le gravi corruzioni che da anni si consumano nei palazzi delle Amministrazioni pubbliche e con grande tenacia coordina le verifiche sull’omicidio di Stefano Cucchi
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