domenica 19 maggio 2019

Omicidio Borsellino: la polizia depistò le indagini istruendo un falso pentito con la tortura


Vincenzo Scarantino è stato sentito al processo per il depistaggio sulle indagini sulla strage di via D'Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti di scorta
 Sul banco degli imputati tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti del gruppo Falcone-Borsellino guidato dallo scomparso Arnaldo La Barbera 
Scarantino secondo l'accusa avrebbe subito pressioni dai poliziotti che sono accusati di calunnia aggravata dall'avere favorito Cosa nostra

A parlare di ''colossale depistaggio'' delle indagini è stata la sentenza del Borsellino quater, il quarto processo sulla strage del 19 luglio del 1992 nato dopo le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza
 Nelle motivazioni i giudici scrissero che Scarantino fu indotto a mentire con ''particolare pervicacia e continuità con l'elaborazione di una trama complessa che riuscì a trarre in inganno i giudici dei primi due processi'' e poiché ciò ha prodotto ''uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana'', è lecito ''interrogarsi sulle finalità realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello Stato, che si resero protagonisti di questo disegno criminoso''
Le note con cui i poliziotti istruivano il pentito su cosa dire durante i processi
 Capelli brizzolati corti, maglia chiara, giubbotto nero e molto dimagrito rispetto alle ultime apparizioni, Vincenzo Scarantino ha risposto alle domande del procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci e del pm Stefano Luciani e ha ripercorso la sua "carriera criminale" fino all'arresto del 1992 per la strage di via D'Amelio, la decisione di collaborare e poi le due ritrattazioni

"Per anni ho gridato dal carcere la mia innocenza, ma non venivo creduto
 Perché non si voleva cercare la verità", ha detto Scarantino

 "Io ero colpevole di essere innocente", ha ribadito più volte "Arnaldo La Barbera - ha aggiunto Scarantino - mi diceva sempre che io ero come Buscetta, mi chiamava 'Buscetta junior'
 Mi davano lezioni di grammatica con i video di Buscetta, ma io non valevo un capello di Buscetta, io ero uno che rubava e vendeva sigarette di contrabbando"

Scarantino ha ricordato che nel 1994 chiese di collaborare con i magistrati "perché non ne potevo più, mi hanno umiliato per mesi, mi facevano spogliare nudo e mi davano dei colpi nelle parti intime

 Poi mi dicevano di guardare a terra e mi davano schiaffi in bocca
 Mi davano calci con gli anfibi, perché erano in mimetica. Sembrava di stare nel carcere di 'Fuga di mezzanotte'
Mi hanno fatto tante zozzerie di ogni tipo
 E io ero stanco

 Mi hanno fatto mangiare i vermi per la pesca, che ci hanno pisciato dentro la minestra, scusate la volgarità
 Ci mettevano anche le mosche nella pasta
 In pochi mesi sono passato da 103 chili di peso a 53 appena, dicevano tutti che avevo l'Aids

 Io non capivo ma, oggi posso dire che lo facevano per fare terrorismo psicologico
 Sono stato sei mesi con la stessa tuta, non me la  facevano cambiare
 Tante umiliazioni, tantissime

 Ho subito tante cose schifose che mi hanno fatto
 Dovevo stare tutto il giorno in piedi 
perché appena mi mettevo a letto, c'era la perquisizione, e la notte facevano casino e non mi facevano dormire"

In aula ad ascoltare Scarantino anche la figlia minore del giudice Borsellino, Fiammetta, parte civile nel processo
 "E' offensivo avere addebitato a uno come Vincenzo Scarantino la strage in cui è morto mio padre, semplicemente offensivo

 Da quello che emerge dalla sua deposizione non posso che dire che questo
 Sono esterrefatta", il duro commento

"Tutto questo - ha sottolineato Fiammetta Borsellino - non doveva succedere ed è inammissibile che sia successo

 Il fatto che ancora nel 2019 stiamo ancora parlando di Scarantino e che i pm sono qui, con la loro bella faccia, è semplicemente inammissibile

 E' inammissibile che tutto questo sia successo sotto gli occhi di poliziotti e magistrati

 Ritengo che oggi il non accertamento delle responsabilità anche da parte degli organi superiori della magistratura sia l'ennesima non risposta a tutto quello che è accaduto

 Sicuramente il 23 maggio e il 19 luglio saranno, invece, tutti presenti alle commemorazioni"


"Nel carcere di Pianosa andavo a colloquio, mi facevano spogliare nudo e c'era la paletta, quella per controllare se c'è ferro, e mi davano dei colpi nelle parti intime. Dopo mi dicevano di guardare a terra e mi davano schiaffi in bocca perché guardavo a terra. Guardavo a loro e mi davano calci con gli anfibi. Sembrava il carcere di 'fuga da mezzanotte'". Così il falso pentito Vincenzo Scarantino rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Caltanissetta, Gabriele Paci sulla sua detenzione a Pianosa, nell'udienza del processo sul depistaggio per la strage di via D'Amelio. "Mi orinavano nella minestra, mi mettevano le mosche e i vermi che si usano per pescare nella pasta. I primi giorni non me ne accorgevo perché tenevo la luce spenta. Poi la guardia è stata gentile e mi ha detto di accenderla. E allora ho cominciato a non mangiare più - ricorda Scarantino - All'inizio pensavo più di 100 chili poi mi sono ridotti a circa 53 chili












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