martedì 26 febbraio 2019

Carabieniere funzionario dei Servizi Segreti sottraeva atti sulla sicurezza dello Stato

Carte riservate 
della Presidenza del Consiglio sulla gestione delle scorte
C’è anche questo nel materiale acquisito dal Gico della Guardia di Finanza a settembre scorso durante le perquisizioni a casa dell’ex funzionario dei Servizi Segreti, Francesco Loreto Sarcina, foggiano di 55 anni
 Proprio sulla base di questi documenti questa mattina la Finanza, coordinata dalla procura di Roma, ha notificato una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere all’ex Aisi già detenuto a Regina Coeli

La nuova contestazione
 è pesante:
 soppressione, falsificazione o sottrazione di atti o documenti concernenti la sicurezza dello Stato

 Sarcina, secondo il gip Daniela Caramico D’Auria, «abusando dei poteri di funzionario dei Servizi Segreti», avrebbe «sottratto temporaneamente gli originali, li fotocopiava e carpiva le copie, detenendole presso la sua abitazione, di atti e documenti classificati come riservati concernenti la sicurezza dello Stato»

 Si tratta di carte della Presidenza del Consiglio dove Sarcina ha lavorato fino al 27 luglio 2018 quando poi, a seguito della perquisizione domiciliare effettuata dalla Finanza, ha presentato domanda di quiescenza

«La pericolosità di Sarcina – ha scritto il gip nella misura cautelare - e la propensione a commettere reati della stessa specie di quelli per i quali si procede risulta provata oltre che dalla gravità del reato in contestazione dai consolidati rapporti dell’indagato con ambienti avvezzi alla strumentalizzazione delle funzioni pubbliche a fini illeciti»

Già arrestato per passaporti falsi
Sarcina era già stato travolto dall’inchiesta sulle presunte corruzioni al Consiglio di Stato e, anche in quel caso, le accuse erano pesanti:
 dossieraggi, passaporti falsi, e rivelazioni di notizie riservate

 Contestazioni che l’aggiunto Paolo Ielo e il pm Stefano Rocco Fava avevano rivolto all’ex funzionario dei Servizi Segreti finito nel carcere di Regina Coeli per il reato di falso in atto pubblico

 La maxi-indagine è quella che ha portato in carcere nei mesi scorsi gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore
che dopo essere stati arrestati hanno deciso di collaborare con i magistrati

 E il nome di Sarcina, ex carabiniere, è stato fatto proprio dai due legali che hanno spiegato durante gli interrogatori: «Eravamo informati
 sulle indagini
Ambienti romani
Ho letto alcune Cnr»

Ma non solo
 Amara e Calafiore avrebbero aggiunto agli investigatori di aver «pagato 30 mila euro per avere tali notizie coperte da segreto», e di essere stati avvertiti prima di alcune perquisizioni ai loro danni

Ed è proprio per questo che i due avvocati siciliani avrebbero gettato nel fiume Tevere i loro computer


Cosa è successo prima?

Roma

 Per la stragrande maggioranza degli indagati e per i rispettivi famigliari la visita delle Fiamme Gialle rappresentò una drammatica sorpresa

Non così per gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, i quali erano già a conoscenza con alcuni giorni di anticipo della retata che avrebbero effettuato i finanzieri di Roma, Messina e Palermo

L’avvocato Amara, che aveva ricevuto per primo l’imbeccata, aveva a sua volta informato il collega di studio e di affari loschi Peppe Calafiore

 “Fine corsa” – disse Amara al compagno di merenda
“Tra due giorni ci arresteranno!”

 “Ma sei sicuro?” – chiese Calafiore
 “Se è così partiamo per Dubai, così sfuggiamo alla cattura”

“No, io resto qua
 Debbo mettere in ordine un po’ di conti in modo che quando vengono ad arrestarmi posso andar via sapendo di non avere lasciato delle cose in sospeso”

 Calafiore fece i bagagli e s’imbarcò sul primo aereo diretto a Dubai, da dove poi l’8 febbraio decollò per l’aeroporto Fontanarossa di Catania per costituirsi alle Fiamme Gaille, che lo rinchiudevano poi al carcere di piazza Lanza

Amara, invece, alle 6 di mattina del 6 febbraio ricevette nel suo appartamento di Roma la visita dei militari della Guardia di Finanza della Capitale che gli notificarono la corposa ordinanza di custodia in carcere e veniva rinchiuso a Regina Coeli

 Amara, due mesi dopo, iniziava a collaborare con i magistrati delle Procure di Messina e di Roma

E rivelava il nome della persona che lo aveva informato dell’imminente arresto
Si trattava di un carabiniere di 55 anni, foggiano, poi assegnato all’Aisi, l’Agenzia per la sicurezza interna

Il suo nome è stato rivelato nel momento stesso in cui i finanzieri del Nucleo di Polizia economica finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, gli hanno notificato l’ordinanza cautelare di arresto emessa a suo carico dal Giudice delle indagini preliminari di Roma, Daniele Caramico D’Auria, su richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pubblico ministero Stefano Rocco Fava

L’ex carabiniere si chiama Loreto Francesco Sarcina
Si era dimesso dai servizi segreti nello scorso mese di luglio, dopo la perquisizione domiciliare effettuata dalle Fiamme Gialle della capitale

 In casa dell’ex carabiniere i militari hanno rinvenuto un passaporto falso, rilasciato dalle autorità consolari della Spagna, intestato a Rodrigo Martinez ma con la foto di Aurelio Maria Voarino, responsabile della sicurezza dell’imprenditore Ezio Bigotti, indagato per evasione fiscale e bancarotta.

Secondo quanto si è appreso per fornire informazioni riservate ha ottenuto dagli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore trentamila euro

 Loreto Francesco Sarcina è accusato di falso in atti pubblici, favoreggiamento e concorso nella violazione del segreto d’ufficio

E non finisce qui
A breve ci saranno degli ulteriori arresti
Parola di Piero Amara e Giuseppe Calafiore, ex avvocati e ora “gole profonde” a disposizione della Procura della Repubblica di Roma e Messina






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