Non sottovalutate l’importanza della gentilezza: conviene. Migliora l’umore, l’empatia, le relazioni umane, e perfino la salute. Quando bevete il caffè al bar o quando uscite da un negozio per una commissione, ricordatevi di pronunciare sempre la parola magica: Grazie. E di rispondere Prego, se qualcuno a sua volta vi ringrazia.
Mia madre mi raccontava che da ragazza nella sua scuola una delle materie sulle quali si concentrava l’attenzione dei professori si chiamava Buone maniere. Ovvero la capacità di essere gentili: in casa, con gli amici, al lavoro. Una capacità che abbiamo perso, smarrito.
Pensate quante volte vi capita nel corso di una giornata, magari più tesa del solito, di non essere gentili, di avere un atteggiamento da maleducati. Dalla famiglia al condominio, dalla strada ai mezzi di trasporto, nella vita quotidiana degli italiani si è consumata una vera deriva antropologica, della quale l’eclissi della gentilezza è forse la spia più evidente e più facile da misurare. Siamo diventati un popolo di cafoni. Chiedetevi, per esempio, quanto tempo passa dal momento in cui scatta il verde a un semaforo e la bussata di clacson di chi sta alle vostre spalle:
frazioni di secondo. Salite su un treno alta velocità, affollato di gente perbene secondo lo status del portafoglio e del costo del biglietto, chiudete gli occhi, e ascoltate il rumore in sottofondo: l’urlo delle conversazioni con i cellulari, e chissenefrega del capotreno che, urlando anche lui, chiede di abbassare la suoneria dei telefonini.
GRAZIE, PER FAVORE, POSSO: SINONIMI DI GENTILEZZA -
In pochi anni nelle nostre case, secondo una ricerca dell’associazione Gentietude che promuove uno stile di vita fondato sulle buone maniere, in quasi la metà delle famiglie italiane sono state rimosse le parole Grazie, Per favore, Posso? Cancellate. A rimetterle in campo ci ha dovuto pensare Papa Francesco che con il suo linguaggio diretto ha invocato, non solo per i cristiani, l’uso di tre parole per dare longevità alla vita matrimoniale. Grazie, Permesso e Scusa. Tre vocaboli che non siamo più abituati a pronunciare, quando chiediamo un’informazione in strada, quando spintoniamo qualcuno per la fretta di raggiungere un luogo (ma dove corriamo ogni attimo della nostra esistenza?), quando interrompiamo chi sta provando a parlarci, a comunicare oltre il muro dell’autismo dei nostri pensieri autoreferenziali ed egocentrici.
L’egoismo è inutile -
La deriva antropologica che ha spento la gentilezza è stata accelerata sicuramente da alcuni fenomeni, tutti concentrati nel tempo e negli effetti. C’è il peso di una crisi economica ormai al quinto anno abbondante, con tutte le incognite sul futuro e con un popolo che ha accumulato, come quelle batterie che si autoalimentano, rabbia mista a indignazione, invidia sociale mescolata con il risentimento. E dunque fine della gentilezza, anche come sentimento che lega una comunità, che la tiene insieme laddove il conflitto di interessi e di ruoli è naturale per definizione.
INSULTI IN TV -
Poi stiamo pagando il conto di una perdita progressiva di senso, inteso come senso delle parole e senso civico. Il turpiloquio è all’ordine del giorno, nell’agorà del dibattito pubblico della classe dirigente nazionale, ovvero i talk show televisivi. Si insultano, senza un briciolo di pudore, senza mai pronunciare una parola di autocritica (per esempio: scusatemi), ministri, capi di aziende famosi e influenti e capipopolo improvvisati nel ruolo di capipartito, intellettuali alla moda, icone dello spettacolo e della cronaca rosa.Parlano come al bar quando qualcuno ha alzato il gomito, oppure come il tassista scatenato contro tutti e tutti: eppure loro, la compagnia di giro dell’Italia al comando vista attraverso il telecomando, sono la prima linea della classe dirigente del Paese.
Con la televisione, e più della televisione, a seminare il nuovo linguaggio dell’insulto quotidiano ci pensa il web. Facebook serve anche a questo: a sfogare, magari in anonimato, l’istinto della rabbia contro e non per qualcuno, anche chi fino a ieri era il tuo idolo, come nel caso del popolarissimo Fiorello travolto dagli insulti per un incidente in motorino. Quanto alla perdita del senso civico, che gli italiani hanno sempre coltivato a basse dosi, abbiamo fatto un salto indietro, nel vuoto, dal 1958 quando Aldo Moro decise di introdurre come materia obbligatoria nelle scuole medie e superiori l’Educazione civica, ancorata non a caso all’insegnamento della Storia.
A colpi di riforme, controriforme e sperimentazioni, come l’idea astratta di introdurre corsi intitolati Cittadinanza e Costituzione, alla fine un risultato si è ottenuto: di fatto nelle scuole nessuno insegna ai ragazzi l’educazione civica, cioè la gentilezza della convivenza, l’importanza della cortesia, ai fini della qualità delle relazioni umane e sociali. Con il tuo vicino di banco oggi, con il tuo compagno di lavoro o con il tuo condomino domani.
ESSERE GENTILI CONVIENE -
Per fortuna, come spesso avviene nelle crisi specie quando sono veramente grandi, il cambiamento passa per lo stretto sentiero dell’utilità. E così lentamente, sottotraccia, stiamo scoprendo che essere gentili conviene (tra l’altro non costa nulla) e non esserlo è uno spreco in termini di qualità della vita, sentimenti e salute compresi. Piero Ferrucci, filosofo e psicologo, in un famoso libro intitolato La forza della gentilezza (edizioni Mondadori), scrive: «La gentilezza non è un lusso, ma una necessità». Un concetto che oggi circola molto attraverso il canale di Internet, dove si stanno moltiplicando le condivisioni dei comportanti ispirati alla cortesia, le associazioni come Il “Movimento italiano per la Gentilezza” http://www.gentilezza.org/ , e perfino i corsi sul web delle buone maniere, quelle che nella scuola reale sono state cancellate. Tempo al tempo e vedrete che la gentilezza tornerà di moda, di gran moda.
http://www.nonsprecare.it/essere-educati-conviene-elogio-della-gentilezza
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