venerdì 22 maggio 2015

Atletica in lutto: si è spenta Annarita Sidoti

La marciatrice siciliana si è mancata a 45 anni dopo una lunga battaglia con un tumore al cervello. Il suo impegno politico e sociale. La lunga serie di successi

Gravissimo lutto per l’atletica italiana. Stamattina è morta a 45 anni Anna Rita Sidoti, campionessa mondiale ed europea nel ’97 e ’98 di marcia, che è stata per anni uno dei simboli del nostro movimento. Si è conclusa tragicamente quindi la sua lunga battaglia con un tumore al cervello contro cui la piccola atleta siciliana di Gioiosa Marea (Messina) combatteva dal 2009, poco dopo il ritiro agonistico: entrata in coma ieri sera la marciatrice si è spenta stamattina.

La Sidoti, che anche per la sua statura era diventata un simbolo di coraggio e volontà, era stata anche assessore allo sport della sua comunità, era impegnata in politica e si era distinta per essere diventata un punto di riferimento per le atlete della sua generazione che spesso ospitava a casa sua. Le era mancato il risultato olimpico, ma nelle altre competizioni raramente aveva mancato il podio nelle grandi competizioni
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La marciatrice siciliana, madre di tre bambini, ha lottato come una leonessa per tutto questo tempo, sempre con il sorriso, aggrappata alla vita in nome dei suoi figli, trovando anche la forza di raccontare pubblicamente la sua vicenda. La Sidoti è stata una delle più grandi campionesse dell’atletica italiana, una delle più vincenti in assoluto: Campionessa europea a Spalato 1990, quando aveva solo 21 anni, centrò il bis continentale otto anni dopo, a Budapest 1998, non prima però di essere riuscita a vincere anche l’oro mondiale, sulla pista di Atene, nel 1997.

E’ stata una colonna della marcia in Italia (47 presenze in azzurro, tre partecipazioni olimpiche, sei mondiali), probabilmente penalizzata dall’allungarsi delle distanze dai 10 km originari fino agli attuali 20 km, distanza sulla quale firmò comunque un prestigioso 1h28'38". Con le compagne d’allenamento e di nazionale Elisabetta Perrone ed Erika Alfridi (ma poi anche con una giovanissima Elisa Rigaudo) compose un gruppo di valore fantastico, in quello che con ogni probabilità è stato il momento di maggior competitività della marcia italiana al femminile.

Nata a Gioiosa Marea (Messina) il 25 luglio 1969; 1.50x42kg. Allenatore: Salvatore Coletta. Presenze in nazionale: 47. Campionessa mondiale dei 10 km di marcia su pista nel 1997, due volte campionessa europea dei 10 km di marcia su strada (1990 e 1998). Ha scelto la marcia sulla spinta di Carmela Aiello, sua insegnante di educazione fisica alle scuole medie. Poi ha speso quasi tutta la carriera con la Tyndaris Pattese, sempre seguita dal professor Salvatore Coletta.

Alla Sai è arrivata nel 2000. Grande specialista malgrado la statura (1.50), ha rappresentato l’Italia in sei edizioni dei Mondiali e in tre dei Giochi olimpici. Sui 10 chilometri, nei primi ha ottenuto una vittoria nel 1997 ad Atene (42'55"49 su pista); nei secondi, un settimo posto nel 1992 a Barcellona. Agli Europei ha gareggiato in quattro edizioni con due vittorie, nel 1990 a Spalato (44'00) e nel 1998 a Budapest (42'49"), e un secondo posto nel 1994 a Helsinki, sempre nei 10 km. Ha detenuto il record italiano dei 5000 m (pista) con 20'21"69 (Cesenatico, 1995). Meno a suo agio sulla distanza dei 20 chilometri, divenuta nel frattempo standard: qui il suo miglior tempo è stato di 1h28'38", nel 2000 a Eisenhüttenstadt. Viveva a San Giorgio di Gioiosa Marea, comune dove aveva ricoperto anche la carica di assessore allo Sport. Nel 2004 è diventata mamma di Federico, a cui sono poi seguiti Edoardo e Alberto.

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