Il social network è pronto a integrare le notizie di Nyt, BuzzFeed e altri già da questo mese e non chiederà alcuna commissione sulla raccolta pubblicitaria
di Martina Pennisi
Dateci i vostri articoli e, in cambio, non vi chiederemo alcuna percentuale sugli introiti pubblicitari. Si è posto in questi termini Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, al tavolo con gli editori di giornali. A svelare i dettagli della trattativa alla base di Instant articles, servizio che dovrebbe partire durante il mese - in corso - di maggio, è il Wall Street Journal. Come si vocifera da fine marzo, il social network sta corteggiando le testate per integrare direttamente articoli (e video?) nella sua piattaforma. In questo modo (soprattutto) gli utenti con lo smartphone alla mano non dovranno attendere la canonica manciata di secondi necessaria a una pagina esterna per aprirsi, dopo essere sollecitata da un link condiviso su Facebook, ma potranno consultare le notizie direttamente dal News Feed.
Mobile e non solo
Le fetta più ghiotta della torta è, appunto, quella mobile: sono ormai in 798 milioni a visitare quotidianamente Facebook da telefonini e tablet e gli introiti pubblicitari garantiti dai piccoli schermi hanno rappresentato il 73% del totale. Forte di questa percentuale Zuckerberg ha convinto New York Times, BuzzFeed, National Geographic e altre testate pronte a salire a bordo.
La spartizione degli introiti pubblicitari non è l’unico tema su cui Zuckerberg dovrà dare - e starà dando - chiarimenti. Gli editori temono di perdere il controllo sull’attività dei lettori che il, seppur problematico, avvento di Internet ha concesso. Semplificando: i lettori, e con essi i dati relativi a navigazione e preferenze, saranno di Facebook? E, in questo caso, i giornali rischiano con il tempo di trasformarsi in meri produttori di contenuti? Il timore esiste, come confermano le fonti citate dal Wall Street Journal, ma il 48% degli adulti (americani) che si rivolge a Facebook per tenersi aggiornato evidentemente giustifica il tentativo. La necessità di collaborare con i colossi della Rete in previsione di una fruizione delle notizie in continua evoluzione, e della conseguente necessità di adattare i modelli di business, è anche alla base dell’accordo fra Google e otto testate europee (Les Echos, Faz, The Financial Times, The Guardian, Nrc Media, El Pais, La Stampa e Die Zeit). La Digital News Initiative, così si chiama l’esperimento, nasce per studiare nuovi punti di contatto con i lettori digitali. Mountain View ci mette 150 milioni di euro. I giornali la loro esperienza. E speranza.
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