«Potrei candidarmi anche senza M5S»
Federico Pizzarotti, nel 2017 si vota a Parma: lei, da sindaco uscente, si ricandiderà?
«Ora è presto per decidere. Per la città sarebbe auspicabile una continuità. Ma questo discorso vale con me o senza di me. È ovvio che dopo le Amministrative del 2016 scioglierò la riserva e mi auguro che da qui a giugno ci sia un chiarimento sulla mia posizione e quella del gruppo di Parma. Siamo le persone su cui investire o qualcuno nel Movimento ha dubbi?».
Immagina un futuro politico senza i Cinque Stelle?
«Se ho la fiducia è un conto, se non la dovessi avere ne trarrei una riflessione: fare altro o continuare per la città».
Intanto le amministrazioni pentastellate sono nel mirino: Beppe Grillo con un post le ha difese.
«Sono attacchi pretestuosi: gli stessi problemi si ritrovano in molti comuni di ogni colore politico. Solo che noi non abbiamo creato la situazione esistente, l’abbiamo ereditata e ora dobbiamo gestirla».
In Toscana si è tornati a parlare di espulsioni. Anche a Parma voi avete un caso simile.
«Le decisioni nelle amministrazioni si discutono, si prendono insieme e vanno rispettate. Noto però una certa differenza di trattamento: mentre per il caso livornese sono partite le lettere di diffida, al nostro consigliere che non ha votato il bilancio - nonostante noi avessimo sollecitato provvedimenti - non è arrivato mai nulla. Anche dal punto di vista mediatico la parola Parma viene pronunciata a fatica da persone che ci rappresentano. Questo credo sia scorretto: non ci devono essere comuni favoriti o difesi e altri no».
Le città sono il cruccio del Movimento anche per via delle primarie che hanno creato diversi mal di pancia. Come mai?
«Emerge una mancanza di omogeneità di regole a livello nazionale. Il metodo va discusso in modo condiviso, anche per quello auspico di trovarci insieme in un meet up nazionale. Oltre che per trattare di politiche di governo e dei temi nazionali».
A Bologna la decisione di candidare direttamente Massimo Bugani senza la consultazione della base ha suscitato diverse polemiche.
«Ho sentito che a Bologna è arrivata una lettera di protesta con 90 adesioni: forse sarebbe il caso di sedersi a un tavolo, confrontarsi. Sono anche intervenuti dei parlamentari. D’altronde questo è un malessere che arriva da lontano. Penso a Favia, a Defranceschi. Mi ha fatto sorridere la definizione di “candidato naturale” (usata da Di Maio per Bugani ndr): lo puoi dire se sei in maggioranza, non all’opposizione...».
Ipotizza un intervento del direttorio?
«In questo anno di direttorio non mi sembra di aver visto i risultati auspicati, almeno sul territorio: i problemi nei meet up continuano e come vede si alimentano e in dodici mesi non si è riusciti nemmeno a fare un incontro tra sindaci. E non siamo tanti».
Senta, come sono i rapporti con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio?
«Grillo e Casaleggio nel tempo correttamente si sono un po’ più defilati ed è evidente che il baricentro del Movimento in alcuni casi si è spostato a Roma».
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