Resta teso il braccio di ferro tra Madrid e Barcellona dopo il risultato del referendum del primo ottobre sull’indipendenza della Catalogna (vinto con il 90% dei voti dal sì)
Nel giorno in cui il capo dei Mossos d’Esquadra, Josep Lluis Trapero, è stato ascoltato in tribunale a Madrid, il prefetto di Barcellona chiede scusa per le violente cariche della polizia contro i seggi del referendum e un giudice della città catalana ordina l’avvio di un’inchiesta proprio sulle cariche della polizia
A Madrid, Trapero è stato ascoltato dai giudici della Audencia Nacional: il capo della polizia catalana è indagato per sedizione in relazione ai fatti dello scorso 20 settembre, quando la Guardia Civil fu assediata mentre perquisiva la sede del ministero catalano dell’Economia nell’ambito di un’operazione contro i preparativi del referendum sull’indipendenza del 1° ottobre. Al termine dell’incontro con i magistrati, per lui non è stata disposta alcuna misura cautelare: l’ufficiale della polizia catalana ha mostrato alcuni documenti e si è reso disponibile a tornare dai giudici nel momento in cui li avranno esaminati
Trapero - numero uno della polizia catalana - è arrivato vestito in uniforme, accompagnato da due agenti dei Mossos, anche loro in uniforme. Per la giornata di venerdì sono stati convocati dal giudice anche Teresa Planas dei Mossos, e i presidenti delle due organizzazioni pro-indipendenza Assemblea nazionale catalana (Anc) e Omnium Cultural, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Tutti compaiono in qualità di indagati per reato di sedizione, ma le dichiarazioni saranno a disposizione soltanto di procura e legali della difesa. Per il reato di sedizione, in Spagna, le pene possono arrivare fino ai 15 anni di carcere: ma, secondo il quotidiano La Vanguardia, Trapero rischia tra i quattro e gli otto anni di carcere
L’audizione di Josep Lluis Trapero è durata poco più di un’ora: il capo dei Mossos ha reso le sue dichiarazioni al giudice Carmen Lamela e poi ha lasciato la sede dell’Audencia Nacional a piedi
L’azione dei Mossos d’Esquadra durante l’assedio alla Guardia Civil nell’operazione alla sede del ministero catalano dell’Economia è stata «corretta e necessaria», mentre il corpo non era stato avvertito «con sufficiente anticipo»: così il funzionario della polizia catalana nella sua audizione davanti ai giudici di Madrid
Per Trapero non è stata disposta nessuna misura cautelare né la procura ha avanzato richieste in merito: Trapero ha presentato documenti e si è detto disposto a tornare dai giudici nel momento in cui li avranno esaminati. Molto probabilmente verrà di nuovo ascoltato il 16 ottobre
All’uscita dal tribunale, Trapero è stato applaudito da alcune persone che si erano radunate per sostenere il capo della polizia catalana
Per lui anche qualche fischio e grida di «traditore» di un gruppo di unionisti
Le manifestazioni di Barcellona del 20 e 21 settembre sono quelle seguite al blitz anti-voto della Guardia Civil Nacional che aveva portato in carcere 14 uomini dell’amministrazione della Generalitat de Catalunya e che aveva sequestrato 10 milioni di schede elettorali. Centinaia di persone erano quindi scese in piazza e si erano radunate sotto la sede del ministero dell’Economia catalano per protestare contro le perquisizioni negli uffici e gli arresti di vari dirigenti catalani ordinati dalle autorità spagnole
I Mossos d’Esquadra sono accusati di essersi schierati con i manifestanti, di non aver reagito con prontezza per allontanarli e di non aver protetto i colleghi della Guardia Civil durante le proteste degli indipendentisti
Il prefetto chiede «scusa» per le violenze
Intanto arrivano le parole del prefetto spagnolo in Catalogna Enric Millo che ha «chiesto scusa» alla popolazione per le violente cariche della polizia domenica 1 ottobre contro i seggi del referendum. «Ho visto le immagini e so che ci sono persone che hanno ricevuto percosse, spinte, e che c’è ancora una persona in ospedale, posso solo chiedere scusa a nome degli agenti che sono intervenuti» ha detto alla tv pubblica Tv3
Una presa di posizione che è una voce fuori dal coro rispetto al premier Rajoy e al Re Felipe VI che - nel suo discorso alla nazione - aveva precisato come «i legittimi poteri dello Stato dovessero assicurare l’ordine costituzionale» avallando quindi la forza usata dalla polizia
Nella gioranta di venerdì anche l’avvio di un’inchiesta da parte di un giudice di Barcellona che vuole fare luce sulle cariche della polizia contro i civili il primo ottobre in Catalogna. Il magistrato ha deciso di indagare, dopo una denuncia del governo catalano, sull’operato della polizia in 23 centri elettorali nei quali risultarono ferite 130 persone e ha invitato la procura, che aveva definito proporzionato l’uso della forza da parte degli agenti spagnoli, a «non minimizzare la gravità» dei fatti
Intanto la Catalogna sfida lo stop di Madrid all’intervento di Puigdemont al parlamento di Barcellona: un appuntamento in cui è attesa la dichiarazione di indipendenza del presidente catalano
Inizialmente prevista per la giornata di lunedì e già sospesa dalla Corte Costituzionale, la sessione è stata nuovamente richiesta. E il presidente Carles Puigdemont ha chiesto di intervenire martedì pomeriggio davanti al parlamento di Barcellona per «informare sulla situazione attuale» e riferire sullo svolgimento e le conseguenze del referendum
Mentre il braccio di ferro si consuma tra documenti legali, il governo spagnolo agisce velocemente: approvato in mattinata un decreto che agevola il trasferimento delle sedi sociali delle imprese. La misura - ha fatto sapere il ministro dell’Economia Luis de Guindos - agevola in particolare lo spostamento dalla Catalogna ad altre parti della Spagna delle aziende catalane che temono di restare fuori dall’Ue se ci sarà una dichiarazione di indipendenza
In questa direzione si muovono in primis le banche. CaixaBank, la terza più grande spagnola, ha convocato un consiglio di amministrazione urgente per il trasferimento della propria sede legale sull’isola di Palma di Maiorca
L’assemblea degli azionisti di Banco Mediolanum (la controllata spagnola di Banca Mediolanum) ha già votato per trasferire la propria sede legale da Barcellona a Valencia. E anche Banco Sabadell ha avviato la procedura per spostare la sua sede legale ad Alicante. Decisioni che mirano a tutelare interessi dei correntisti e ragioni economico-commerciali degli istituti di credito.
Ma anche grandi gruppi industriali e altre aziende, in fuga dalla Catalogna, sono pronte a trasferire la sede legale: stanno già valutando questa ipotesi, Abertis (multinazionale del settore infrastrutture di trasporto e tlc) e Gas Natural Fenosa (energia e servizi).
La paura per gli interessi economici interni in Spagna, però, va oltre i confini: e l’allarme arriva dal Fondo Monetario Internazionale che avverte su possibili rischi per l’economia mondiale. Ne parla il capo missione del Fmi in Spagna, Andra Schaechter: «Consideriamo - dice - che le prospettive attuali per la Spagna siano positive. Ma nel caso in cui si prolungassero le tensioni politiche in Catalogna potrebbero minare la fiducia negli investimenti e nei consumi»
Sulla situazione di tensione che rimbalza tra Madrid e Barcellona e che preoccupa, oltre ai mercati finanziari, le banche, il mondo del commercio e dello sport, anche l’Europa fa sentire la sua voce per tramite del portavoce del commissario europeo al Bilancio, Guenther Oettinger, che - parlando da Monaco - parla di «rischio di una guerra civile»
Mentre il ministro catalano all’Impresa e all’occupazione Santi Villa ha chiesto a Madrid un «cessate il fuoco» che permetta di avviare una mediazione sulla crisi. Il «cessate il fuoco» - ha precisato - servirebbe per evitare che vengano prese «decisioni irreparabili» come una sospensione dell’autonomia catalana o arresti: «fermarsi, ragionare e chiedersi se davvero non c’è altro modo di agire» è più prudente
http://www.corriere.it/esteri/17_ottobre_06/catalogna-capo-mossos-trapero-tribunale-98bb67b0-aa6e-11e7-bf9b-eb2db464e457.shtml
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