mercoledì 30 gennaio 2019

Prezzo dei vaccini aumenta del 62%: Big Pharma GODE, prima l'obbligo poi la stangata

I calcoli dell'Aifa rivelano che la spesa è cresciuta di 130 milioni fra il 2016 e il 2017
 La colpa non è dell'aumento del numero di immunizzazioni, ma del prezzo delle dosi, passato da 14,02 a 22,74 euro in media
Un affare per le multinazionali del farmaco
Quello appena trascorso è stato il primo anno intero da quando è entrato in vigore l'obbligo vaccinale, introdotto nel luglio del 2017 con la trasformazione in legge del decreto Lorenzin
 Le cifre contenute nel rapporto Osmed diffuso nel luglio scorso dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) parlano chiaro:
 la spesa per vaccini a carico del Servizio sanitario nazionale (e dunque di tutti i cittadini che pagano le tasse) è lievitata del 36%, passando dai 358 milioni del 2016 ai 487,4 del 2017

Un incremento prevedibile, dal momento che la norma ha esteso notevolmente e in un colpo solo la platea dei fruitori di questa tipologia di farmaci

Ciò che non emerge dalle statistiche ufficiali, tuttavia, è chi tra gli operatori del ristretto mercato del settore (formato da una manciata di grosse case farmaceutiche) abbia beneficiato maggiormente di questo repentino e considerevole aumento dei volumi

Si tratta di un interrogativo lecito, se consideriamo che quei denari provengono dalla collettività

Grazie a un incessante lavoro di pressing sull'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), La Verità è riuscita a ottenere dati preziosi che consentono di farsi un'idea ben precisa della posta in gioco

 Come prima cosa, occorre tenere a mente che qualsiasi modifica dell'offerta vaccinale comporta potenzialmente importanti ripercussioni sulla spesa pubblica

Un aspetto del quale, di tanto in tanto, tiene conto anche la politica
 Come nel caso dell'interrogazione presentata in Senato il 15 ottobre 2015, primo firmatario Gianpiero Dalla Zuanna, nella quale in previsione della «rilevante espansione dell'offerta vaccinale definita a livello nazionale» allo studio del ministero della Salute, si chiedevano chiarimenti circa i costi e le condizioni negoziate per l'acquisto

Discorso valido, ovviamente e a maggior ragione, anche per il decreto Lorenzin
 Alle dieci vaccinazioni obbligatorie per i minori da 0 a 16 anni introdotte dal provvedimento (antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, antiepatite B, antipertosse, antiHaemophilus infuenzae tipo B, antirosolia, antiparotite e antivaricella), la legge ne affianca altre quattro fortemente raccomandate (antimeningococcica B, antimeningococcica C, antipneumococcica e antirotavirus, tutte gratuite per i nati dal 2017, mentre solo le prime due per i nati dal 2012 al 2016)

Dalle cifre fornite alla Verità dall'Aifa, emerge che a fronte di un aumento considerevole della spesa vaccinale (+130 milioni di euro) corrisponde una diminuzione di ben 4 milioni di unità del numero totali di dosi giornaliere definite (Ddd, cioè l'unità di misura stabilita in modo convenzionale per quantificare e confrontare i consumi di un farmaco)

Nel complesso, la spesa media per Ddd è passata dai 14,02 euro del 2016 ai 22,74 euro del 2017, vale a dire il 62% in più

 Questo dato racchiude tutte le tipologie vaccinali, ma è prendendo in considerazione le varie categorie che si scoprono le cose più interessanti

Prima di tutto, la crescita maggiore l'hanno registrata i vaccini appartenenti alle categorie collegate all'obbligo, primi fra tutti quelli meningococcici (+84,1 milioni di euro, costo/Ddd +27,2%) e quelli morbillosi (+14,2 milioni di euro, costo/Ddd +33,2%)

 Colpisce inoltre, a fronte di una diminuzione di quasi 6 milioni di dosi dei vaccini influenzali, un aumento della spesa pari a 6,7 milioni di euro (+87,2%/Ddd)

 Nota a margine, la spesa è aumentata in valore assoluto per tutte le undici categorie prese in considerazione dall'Aifa

 La spesa per dose infine, fatta eccezione per i vaccini pneumococcici (-0,6%), è cresciuta per tutte le tipologie

Dati che da soli sarebbero sufficienti a far inarcare più di un sopracciglio, ma non è tutto

Dietro specifica richiesta, l'Aifa ha fornito alla Verità anche il dettaglio di spesa per singolo farmaco in commercio

 L'intero podio è formato da vaccini antimeningococcici Primo è il Bexsero (GlaxoSmithKline), per il quale il nostro servizio nazionale ha sganciato ben 60 milioni di euro in più (costo/Ddd +3,5%), seguito dal Menveo (Gsk, +16,2 milioni, costo/Ddd +11%) e dal Nimenrix (Pfizer +11,9 milioni, costo/Ddd +0,31%)

 Registrano incrementi milionari, tra gli altri, il tetravalente per morbillo, parotite, rosolia e varicella Priorix Tetra (Gsk, +9,37 milioni, costo/Ddd +7,08%), l'altro tetravalente Proquad (Merck, +3,6 milioni, costo/Ddd +9%) e l'esavalente polio, difterite, tetano, pertosse, Haemophilus B, epatite B Infanrix Hexa (Gsk, +3 milioni, costo/Ddd +4,6%)

 Nel complesso, risultano ben 17 i vaccini per i quali nel 2017 la differenza di spesa rispetto all'anno precedente è stata superiore al milione di euro

Dallo spaccato per casa farmaceutica, a dividersi la torta sono cinque colossi

 Il botto lo fa la britannica GlaxoSmithKline, che nel 2017 ha visto aumentare il volume dei farmaci acquistato dalla sanità pubblica di ben 97,4 milioni di euro

 Per contro, Gsk ha aumentato il prezzo medio per dose del 25%. Seguono le americane Pfizer (+19,2 milioni, -0,22% per dose) e Merck (+8,85 milioni, +25,3% per dose), la francese Sanofi Pasteur (+4,8 milioni, +224% per dose) e Seqirus, joint venture tra l'australiana Biocls e la svizzera Novartis (+3,78 milioni, -10,87% per dose).

Visti i numeri, e in virtù del fatto che la legge assegnava all'Aifa il compito di sedersi al tavolo con le case farmaceutiche per negoziare prezzi migliori (con relativo risparmio per lo Stato), viene da chiedersi cosa sia andato storto

 Ma questa è un'altra storia, che potrete leggere molto presto sulle nostre pagine






http://www.informasalus.it/it/articoli/obbligo-stangata-prezzo-vaccini.php

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