“Chiunque sappia qualcosa in più sulla vicenda deve parlare, e sarà tutelato dal ministero”
E’ stato questo l’appello del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, sul caso di Marco Vannini dopo i nuovi sviluppi che mettono nel mirino l’ex comandante dei Carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo, che secondo un nuovo testimone, l’artigiano di Tolfa, avrebbe convinto Antonio Ciontoli a prendersi la colpa dell’omicidio per tutelare il figlio Federico, e insieme a lui il brigadiere capo Manlio Amadori, in servizio in caserma a Ladispoli la notte in cui Marco Vannini è stato ucciso
A parlare con l’agenzia di stampa Dire è il carabiniere Riccardo Casamassima che, da quando ha rotto il silenzio sul caso di Stefano Cucchi, è stato trasferito, tolto dal suo ruolo operativo e invitato a spostarsi verso reparti all’apparenza uguali ed “equidistanti”, ma invece “scomodi”, come quello aeroportuale di Ciampino “dove vengono mandati i carabinieri che denunciano”
Incarichi che, dice Casamassima, “ho dovuto rifiutare perche’ punitivi”, subendo “continui tentativi di delegittimazione, procedimenti disciplinari fino all’ultimo processo del 21 maggio prossimo in cui saro’ parte offesa e davanti al gup di Roma ci sarà l’udienza sui depistaggi per la morte di Stefano Cucchi
A processo ci saranno 8 tra ufficiali e graduati tra i quali anche un appuntato che ha provato a screditarmi e che già davanti al pm ha ammesso che due ufficiali lo hanno obbligato a redigere la relazione in quel modo”
E’ amareggiato Riccardo Casamassima, eppure convinto di quello che ha trovato il coraggio di fare
Ad aiutarlo la sua normalità familiare, gli affetti, la compagna, carabiniere anche lei, i due figli piccoli
Dal suo profilo Fb ha lanciato un appello al brigadiere Amadori affinché trovi il coraggio di parlare
“Esiste un sistema- lo chiama proprio così Casamassima- da Serena Mollicone a Cucchi e Vannini– con cui si intimidiscono le persone, per farle tacere, per non denunciare
E io faccio scuola, come sostiene il mio avvocato Simona Gasperini, io sono un monito per gli altri
Forse per questo il comandante generale dei Carabinieri, Giovanni Nistri, mi offende, mi insulta, mi chiama ‘delinquente e stalker’ e non vuole ricevermi a rapporto”
E’ l’effetto Casamassima’, che l’appuntato racconta come un filo rosso che “segna tante vicende ormai note in cui è coinvolto personale dell’Arma dei Carabinieri” e che hanno tutte un tratto comune:
una “strategia della paura che lascia di fatto le persone che parlano senza tutele”
“Del resto se io fossi stato elogiato per il mio dovere di coscienza- puntualizza Casamassima- chissà quante altre storie uscirebbero”
Per questa ragione dal suo profilo Fb continua a lanciare appelli, racconta passo passo il suo caso e il prezzo che paga: “Isolato, senza tutele concrete, mi hanno messo ad aprire una porta con danni economici per me e i miei figli”
Ma “l’Italia per bene aspetta- scrive ancora in un post Casamassima rivolgendosi al brigadiere Amadori- faccia come ho fatto io”
Casamassima racconta “di essere sempre stato molto stimato nel lavoro
Ho eseguito tanti arresti, soprattutto per spaccio e traffico di droga
E’ questo il mio campo
So per certo che ci sono due casi, di due persone, un italiano e uno straniero, ricollegabili a responsabilità di cattiva gestione dell’indagine da parte di personale dell’Arma, casi su cui bisogna fare accertamenti
Sono mesi che scrivo che ci potrebbero essere altre due persone morte, ma senza tutele concrete non si puo’ piu’ denunciare“
Dal suo profilo Facebook lo ribadisce chiaramente:
“Se il brigadiere Amadori non parla sicuramente ha paura che il comandante generale possa adottare gli stessi provvedimenti che sono stati adottati per me”
“Cosa succede a chi parla?” Vorrebbe proprio spiegarlo Riccardo Casamassima al ministro Trenta
“Mia moglie da tre mesi le ha chiesto un incontro, la seconda istanza e’ del 7 maggio, ma chissà – si domanda – se il ministro lo sa“
...
La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dell'appuntato dei Carabinieri Riccardo Casamassima, teste chiave nel caso Cucchi, per il reato di detenzione di droga ai fini di spaccio
Assieme al militare risultano coinvolte nell'inchiesta del pm Giuseppe Bianco altre quattro persone, tra cui la sua compagna, anche lei appuntato dei Carabinieri, Maria Rosati
[ndr: anche lei teste CHIAVE del caso Cucchi..]
Secondo quanto riporta il capo d'imputazione, Casamassima e la compagna, "in concorso tra loro, detenevano nella loro casa a Roma quantitativi non determinati [ndr: non determinati.. se non è un depistaggio questo.. ]di sostanza stupefacente di tipo cocaina"
Casamassima è il carabiniere che nel 2016 ha consentito al pm Giovanni Musarò di riaprire l'inchiesta sul pestaggio subito in caserma da Stefano Cucchi, quando venne arrestato da alcuni militari dell'Arma la sera tra il 15 e il 16 ottobre del 2009
Il geometra di 31 anni morì all'ospedale Sandro Pertini sei giorni dopo quel pestaggio
Casamassima ha ribadito le accuse ai suoi colleghi anche nel processo per omicidio preterintenzionale che si sta celebrando in corte d'assise e ha denunciato di essere stato demansionato con riduzione dello stipendio per la collaborazione fornita alla magistratura
Un mese fa sempre la procura di Roma ha chiesto il processo per otto carabinieri, dal generale Casarsa in giù, nell'ambito dell'inchiesta sui depistaggi contestando, a vario titolo, i reati di falso ideologico, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia
Tra loro anche il carabiniere Luca De Cianni, cui sono attribuiti il falso e la calunnia ai danni di Casamassima
Pochi giorni fa invece il procuratore generale ha chiesto la prescrizione per i medici dell'ospedale Pertini, ricordando però che "con più umanità" Cucchi "poteva essere salvato"
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