Pietro Orlandi: «Mi disse che mia sorella è ancora viva. È vero, non ha prove, ma alcune circostanze sono oggettive». Ho chiesto tante volte, senza mai ottenere risposta, di poter essere ricevuto dal nuovo Pontefice
di Fabrizio Peronaci
«Adesso gli inquirenti non hanno scusanti. L’uomo che sparò a Wojtyla e che è sempre stato collegato al sequestro di mia sorella è qui. La Procura di Roma e anche le autorità vaticane, visto che Emanuela è una loro concittadina, dovrebbero sentire il dovere di ascoltarlo
. Solo così sapremo una volta per tutte se esiste un fondo di verità in ciò che Agca dice o se è solo mitomania».
Agca va interrogato»
Pietro Orlandi, il fratello della «ragazza con la fascetta» scomparsa il 22 giugno 1983, sabato pomeriggio, appena saputo del blitz dell’ex Lupo grigio a San Pietro, è tornato con la memoria a 5 anni fa, quando volò fino a Istanbul per incontrare il turco uscito di prigione. «Agca mi disse le stesse cose che afferma oggi, vale a dire che Emanuela è viva e che in Vaticano sanno cosa è successo. Lo convochino: sarebbe assurdo espellerlo senza sentirlo». Determinazione e coraggio, nei 31 anni scanditi da infiniti depistaggi, in Pietro Orlandi non sono mai venuti meno. Di recente ha lanciato petizioni a Ratzinger e alla Segreteria di Stato vaticana perché fosse istituita una commissione d’inchiesta.
Poi Orlandi sottolinea ciò che gli raccontò Agca: «Disse che nel rapimento erano coinvolti Vaticano, Sismi e Cia e che una personalità importante, il cardinale Re, mi poteva aiutare. Ho la registrazione, ma la Procura non l’ha voluta sentire. Perché? È ora che il muro alzato dalla Santa Sede crolli. Per questo ho chiesto più volte, finora senza risposta, di essere ricevuto da papa Francesco».
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