venerdì 10 aprile 2015

Fast and Furious 7: Paul Walker rivive grazie ai fratelli e controfigure

di Chiara Maffioletti


«Pablo, questo fine settimana hai trasformato il mondo in una sola famiglia». Vin Diesel ha scelto di spiegare così il successo - impressionante - del settimo capitolo di Fast and Furious . Ha scelto di ringraziare l’amico Paul Walker, coprotagonista con lui della saga dal suo inizio, per gli oltre 143 milioni di dollari incassati negli Stati in un fine settimana dal film che ha tagliato, veloce come le macchine che corrono sullo schermo, il traguardo del miglior giorno d’apertura di sempre ad aprile (67 milioni di dollari). Primo posto al box office anche in Italia, con più di 7 milioni di euro che, sommati a quelli del resto del mondo, hanno portato in un paio di giorni Fast and Furious 7 a quota 384 milioni: il quarto debutto più alto di sempre, battuto solo da due episodi di Harry Potter e da The Avengers .

Un’avventura questa di “Fast and Furious” fatta di automobili lanciate a tutta velocità, di corse illegali, di buoni, di cattivi e di cattivi che in fondo sono buoni iniziata nel 2001
e che in questo settimo episodio trova, almeno in parte, una sua chiusura. Perché Paul Walker - il Pablo a cui si rivolge affettuosamente Diesel su Facebook - il 30 novembre del 2013 è morto, proprio mentre stava girando questo film e, per uno scherzo non divertente del destino, proprio in un incidente stradale, a Los Angeles.

Se “Fast and Furious 7 “ è in questi giorni nelle sale di tutto il mondo, è perché i due fratelli di Walker - Caleb e Cody - hanno accettato di girare le scene che Paul, il fratello più grande, più famoso, più bello, non ha fatto in tempo a terminare. I due hanno prestato il proprio corpo e sovrapposto non solo i loro volti a quello del fratello ma anche le loro voci, facendo in modo che i tre, ancora una volta, fossero una cosa sola. A spingerli, il padre, Paul Walker senior, che ha spiegato di averli «dovuti convincere. Erano scettici». Ma le prospettive erano due: o lasciare incompiuto l’ultimo film del suo primogenito, senza possibilità che la gente lo vedesse un’ultima volta o «cercare di riempire in qualche modo il suo vuoto, per rendergli omaggio»



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