venerdì 10 aprile 2015

Obama: «No alle terapie per curare i gay»

di Elena Tebano

Con un gesto senza precedenti si è mosso il presidente degli Stati Uniti in persona per dire no ai tentativi, solo «dannosi», di «curare» gay, lesbiche, bisessuali e transgender. «La maggioranza delle prove scientifiche dimostra che le terapie di conversione, specialmente se praticate sui giovani, non sono appropriate né dal punto di vista medico né da quello etico e possono causare gravi danni» ha scritto la consigliera Valerie Jarrett nel comunicato ufficiale https://petitions.whitehouse.gov/petition/enact-leelahs-law-ban-all-lgbtq-conversion-therapy della Casa Bianca a commento della pubblicazione, sul sito whitehouse.gov, della petizione per una legge che le vieti. «In linea con la sua determinazione di proteggere i giovani americani, questa amministrazione sostiene gli sforzi per vietare le terapie di conversione sui minori», ha aggiunto. Il fenomeno è al centro di feroci polemiche negli Stati Uniti in particolare dopo il suicidio di una ragazza transgender di 17 anni, Leelah Alcorn, che si è tolta la vita dopo che un «terapeuta» religioso ha cercata di convertirla. Ma esiste anche in Italia
.

«Nel nostro Paese pochissimi ammettono esplicitamente di condurre le cosiddette terapie riparative, cioè interventi psicologici e comportamentali mirati a trasformare una persona omosessuale in eterosessuale. Ma una ricerca che abbiamo condotto con Nicola Nardelli e Emiliano Tripodi,  e che tra breve pubblicheremo su Professional Psychology: Research and Practice, mostra che anche nel contesto clinico italiano molti terapeuti pur non chiamando le loro terapie “riparative”, propongono ai loro pazienti che non accettano la propria omosessualità percorsi di “modificazione” dell’orientamento sessuale» dice Vittorio Lingiardi, psichiatra, professore di Psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia all’università La Sapienza di Roma e co-autore delle linee guida dell’Ordine degli psicologi per la consulenza psicologica con persone lesbiche, gay, bisessuali.

Sono trattamenti fondati dal punto di vista scientifico?
«No, quello che ha detto Obama è l’espressione forte e politica di qualcosa che la comunità scientifica afferma da tempo: qualunque tentativo di modificare l’orientamento sessuale di una persona è destinata non solo al fallimento (cosa che per altro aveva già scritto Freud nel 1920), ma anche a procurare sofferenza psichica».

Perché sofferenza?
«Alla non accettazione di sé si aggiungono il senso di fallimento, un pesante crollo dell’autostima e problemi nelle relazione. Sappiamo anche che le persone gay, lesbiche e transgender che non si accettano hanno un rischio di suicidio più alto. Il grave equivoco “terapeutico” delle riparative è pensare che il terapeuta possa e debba aiutare qualcuno a superare l’omosessualità. Invece deve capire insieme al paziente le ragioni per cui questi non si accetta come omosessuale. Quindi ancora una volta è un problema di omofobia interiorizzata dal paziente, e di eterofilia esplicitata dal terapeuta».

Eterofilia? Vuole dire che è sbagliato ritenere l’eterosessualità più desiderabile?
«Uno psicologo o uno psichiatra che ritiene l’orientamento eterosessuale sia preferibile a quello omosessuale è prima di tutto vittima di un’ignoranza scientifica. Non a caso tutte le associazioni per la salute mentale, incluso l’Ordine degli psicologi e l’Associazione degli psicologi italiani, hanno scritto numerosi documenti prendendo posizione contro le riparative».

Eppure c’è ancora chi continua a praticarle…
«Esistono due grandi stagioni delle terapie riparative. Dapprima si  pensava che l’omosessualità andasse curata in quanto tale. Questa idea è ormai scomparsa. Ma c’è oggi una seconda versione più insidiosa: “se è il paziente che lo chiede, perché non provarci?”. Uno psicologo che si pone in questo modo, però, non solo propone al paziente una terapia senza alcun fondamento scientifico, ma non è neppure è in grado di analizzare la sua domanda di cura, e crea una collusione tra una falsa aspettativa del paziente e una falsa speranza del terapeuta».

Significa che gli orientamenti sessuali sono immutabili?
«Naturalmente no, in alcune persone nel corso della vita l’orientamento sessuale può avere anche una certa fluidità, ma questa deve essere il prodotto di un autentico sviluppo personale, non una forzatura clinica riparativa. Del resto mi risulta che si “ripara” qualcosa che è rotto, mentre l’omosessualità non è un “malfunzionamento”».

@elenatebano

http://27esimaora.corriere.it/articolo/cosa-sono-le-terapie-riparative-per-i-gay-bocciate-dal-presidente-usa-obama/

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