mercoledì 29 novembre 2017

DARK ROOM X I LOBBISTI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

«Aaaah finalmente quando andrò in bagno non sarò più costretta a fare lo slalom tra i lobbisti accampati fuori dalla commissione Bilancio». La deputata 5 stelle Laura Castelli è seduta sul divanetto del corridoio che, con annessa stanzetta, sarà destinato ai colloqui tra deputati e lobbisti


Qui, come si può vedere dal cartello fresco di stampa, li chiamano “rappresentanti di interessi”..

 Perché il termine lobbisti ha ancora una durezza quasi da parolaccia, che pesa in bocca ai politici per un immotivato senso di vergogna

Pino Pisicchio, guida del Gruppo Misto e presidente del comitato per l’attuazione del codice etico dei deputati che ha lavorato alle modifiche sul regolamento, con un certo gusto perfido la definisce «la dark room»

La sala che da ieri, ospiterà i lobbisti è alla fine del corridoio intitolato ai presidenti della Camera, al piano terra di Montecitorio

L’inaugurazione è avvenuta in occasione dei lavori sulla legge di Bilancio, attorno alla quale si raggrumano le tentazioni del business.  

Nella stanza ci sono postazioni con i computer, poltrone e divano modello Chesterfield rosso amaranto, e un tavolo su cui ieri, in attesa dell’apertura dei lavori, la deputata Pd Anna Maria Carloni, moglie di Antonio Bassolino, studiava inglese con un’insegnante privata

Poi c’è una televisione da cui, a bassa frequenza, i lobbisti seguiranno i lavori della commissione
«Al momento della pausa i deputati potranno scendere e parlare con i lobbisti» spiega Marina Sereni, vicepresidente Pd della Camera

I politici li riconosceranno dal cartellino arancione che fa da sfondo alla scritta “corridoio dei presidenti”, che tutti a Montecitorio conoscono come Corea, dai tempi in cui, sessant’anni fa, mentre nel Paese dell’estremo oriente si combatteva la guerra, qui venivano relegati i giornalisti a cui era vietato andare altrove
Ora è tutto al contrario
I giornalisti consumano le proprie giornate in Transatlantico e qui, in Corea, non possono più sostare

E infatti appena ne vedono uno, i commessi lo accompagnano gentilmente alla porta. 

In realtà il corridoio era da tempo dedicato agli incontri tra parlamentari e lobbisti. «Io li ho incontrati sempre lì – spiega Alessia Morani, Pd – Anche oggi vedrò il responsabile delle relazioni istituzionali di Wind. Le compagnie telefoniche non hanno preso bene la nostra norma che vieta le bollette ogni 28 giorni. Ascolterò quello che avrà da dirmi, ma non cambieremo idea».  

Non c’è un’aria di grande cambiamento, a sentire i deputati, molti dei quali sono convinti che sta alla coscienza dei singoli parlamentari accettare o meno che le aziende entrino nel lavoro del legislatore

Persuasi poi, con un certo disincanto, che non basta una stanza e un corridoio a fermare chi, in nome dell’azienda da cui è pagato, cerca di condizionare o semplicemente convincere un deputato

La grillina Castelli, che assieme ai colleghi di Movimento ha contribuito con ruvidezza alla battaglia contro le lobby in Parlamento, dice: «Tanto i lobbisti ormai sono dentro i partiti. La Lega ne ha assunta una come consulente e c’è chi cerca finanziamenti per essere rieletta sponsorizzando leggi sulle sigarette elettroniche».  

Di sicuro ci sono ex parlamentari – il caso più noto è quello di Italo Bocchino, che lavora per il gruppo Romeo, coinvolto nell’inchiesta Consip – ed ex assistenti che a Montecitorio possono girare più agevolmente senza bisogno di essere riconosciuti da un cartellino

Giovanni Paglia, deputato di Sinistra italiana, si ferma a parlare con un signore che lo indossa: «E’ un sindacalista…Mi rifiuto di chiamare lobbisti anche i sindacalisti» dice con il tono di chi non vuole cedere alla foga purista di chi immagina il Palazzo non assediato da interessi privati o di categoria

«Non si possono definire allo stesso modo, con il termine lobbisti, le aziende che cercano i propri tornaconti e i sindacati o i rappresentanti di categoria delle imprese come Confindustria che firmano i contratti collettivi di lavoro».  

Eppure Confindustria risulta tra i 198 soggetti iscritti nel registro dei portatori di interessi, ispirato a quello in uso all’Europarlamento, a Bruxelles

«C’è chi invece ha rifiutato iscriversi, come Rete Imprese Italia (che raggruppa confederazioni di artigiani e commercianti, ndr)» spiega Sereni
Solo chi risulta in quel registro, però, potrà accedere alla stanza

Tutti gli altri potranno tranquillamente continuare a fare lobbying, lontani da occhi indiscreti, nelle sale riservate dei bar attorno a Montecitorio






http://www.lastampa.it/2017/11/29/italia/politica/montecitorio-istituisce-una-stanza-per-i-lobbisti-20YVUrKLGxZCeBkN5iVUOI/pagina.html

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