venerdì 10 maggio 2013

Fruttarismo sostenibile: fatichi a credere o a sperimentare?



di Andrea Conti 

Il fruttarismo sostenibile è un ponte di unione

Molte persone grazie al fruttarismo sostenibile hanno intrapreso un percorso con maggiori conferme e migliori risultati.
Per le prime volte durante i convegni ho notato una platea non costituita solo da fruttariani, ma da un pubblico più eterogeneo sia per età che per abitudini alimentari.

Finalmente onnivori, vegani, fruttariani condividevano pensieri ed esperienze senza presunzioni, giudizi ostili, ostracismi.

Ormai le basi scientifiche del fruttarismo sostenibile fanno si che chiunque approfondisca la tematica la consideri una scelta di vita legata al buon senso e all’evoluzione (massimo risultato – minimo sforzo) e non ad un mero idealismo.

La perfezione della natura commuove per la sua estrema, affascinante semplicità e mette d’accordo pressochè tutti.

Una minoranza negazionista, destinata ad assottigliarsi

C’è anche chi si affaccia al fruttarismo con remore e freni a mano inconsci.

Certamente le emozioni legate al cibo coinvolgono nell’intimo sia coloro che non fanno complimenti di nessun tipo a tavola, sia coloro che da tempo fanno un percorso di consapevolezza alimentare.

Non è raro infatti che ad erigere dei muri di gomma nei confronti del fruttarismo sostenibile e del frutto elettivo per l’uomo (la mela), siano proprio coloro che si sono interessati prima di altri all’alimentazione naturale, scrivendo libri, o realizzando DVD grazie ai quali io stesso ho mosso i primi passi in questo bellissimo mondo.

A prescindere da chi sia ad erigere questi muri, le cause principali di questo ostracismo sono nell’attaccamento spasmodico nei confronti del cibo non elettivo per la specie umana… che si tratti di una fiorentina, di un piatto di pasta, di latte di riso,  di una polpetta di seitan, o di uno spicchio di limone.

Il solo pensiero del distacco da certi cibi e da certe credenze smuove emozioni, tensioni interne, ansie, paure recondite.

Chi poi da anni sta percorrendo la strada dell’igienismo alimentare si può sentire (a torto!) spiazzato dalla fantastica essenzialità e semplicità del fruttarismo sostenibile.Alcuni si sentono invasi nel proprio territorio di “esperto”-”guru”. Altri possono semplicemente avere difficoltà ad applicarlo nella propria vita e pur di giustificarsi possono reagire con la negazione o con la ridicolizzazione.

La verità attraversa sempre tre fasi: nella prima viene ridicolizzata; nella seconda ci si oppone violentemente; infine la si accetta come ovvia.
Arthur Schopenhauer

Golosi o drogati?

Diresti mai ad un ex tossico-dipendente “Hai smesso definitivamente con la cocaina?? Suvvia, ogni tanto una sniffatina devi concedertela! Almeno i piaceri della vita!” ???

Beh qualcosa di simile accade ogni giorno a chi sta facendo un percorso di disintossicazione dai cibi raffinati.

Chi sta facendo un percorso di disintossicazione dalla droga è facilitato: trova molti centri di recupero ed inoltre la droga non verrà mai accettata come utile dalla società.

Non è aiutato per niente invece chi si sta riavvicinando al cibo delle origini.

Ecco perchè il fruttarismo sostenibile è un obbiettivo tra i più encomiabili, forse il più ammirevole considerando le entusiasmanti reazioni positive a catena che potrebbe azionare la sua diffusione nella società.

Ricerche scientifiche nemmeno tanto recenti confermano che il sale e lo zucchero artificiali scatenano una dipendenza al livello cerebrale pari (se non superiore) alla cocaina e all’eroina.

I grassi e i dolci danno dipendenza come la droga
La miscela di zucchero e grassi dà dipendenza come la cocaina (studio condotto da Sara Ward, professore alla Temple University di Philadelphia”)
Lo zucchero crea dipendenza come una droga. Scatena i sintomi di astinenza e piu’ se ne mangia piu’ cresce la voglia di mangiarne ancora: nel cervello determina infatti cambiamenti neurochimici del tutto simili a quelli da cocaina. Lo ha mostrato uno studio del Princeton Neuroscience Institute pubblicato sul Journal of nutrition. Molti “golosi” sono in realtà tossici perché lo zucchero – a quanto pare – provoca dipendenza.

Sale nei cibi: crea dipendenza come eroina e cocaina
Lo dimostra uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) da un gruppo di ricercatori australiani del Florey Neuroscience Institute di Melbourne in collaborazione con il Medical Center della Duke University (Durham, Stati Uniti), secondo cui la «fame di sale» attiva gli stessi geni regolati dalla cocaina e dagli oppiacei nell’ipotalamo.

I cereali che contengono glutine ( principalmente grano, segale, orzo e avena) contengono almeno 15 sequenze di peptidi oppioidi che sono fortemente assuefattive; sostanze simili alla morfina che hanno potenti proprietà psicoattive e che creano disordini neurologici, costipazione, ritenzione urinaria, nausea, vomito ed altri sintomi.“Coleman, John “Opioids In Common Food Products – Addictive Peptides in Meat, Dairy and Grains.”

Il percorso di ritorno alle origini può dare un piacere, una libertà, una comunione con la natura, una salute, che nessun altro elemento stimolante può dare.
Si parla di felicità vera, non legata a fabbisogni indotti.

La felicità che conosciamo oggi è legata al soddisfacimento di desideri indotti da una società malata: una macchina più grande, più soldi, un paio di tette nuove, un matrimonio (“tutte le mie amiche sono sposate!”), un nuovo modello di cellulare, ecc…

Personalmente mi sento di definire la felicità in modo diverso: “Innata propensione dell’essere umano. Stato interiore che raggiungiamo sperimentando o percependo il legame tra natura e uomo nella massima essenzialità”

Chiaramente questo tipo di felicità è meno fumoso del precedente, ma sicuramente più intimo, più vero, più facilmente permanente.

Grazie a tutti coloro che credono in un mondo migliore

La maggior parte delle persone comprende che il percorso per il fruttarismo sostenibile è importante per la salute, la libertà dell’individuo e per la società di oggi che si trova a vivere le più profonde crisi di sempre (ambientale, territoriale, economica).

Il mio augurio è che ci si possa sentire tutti più vicini, nonostante i diversi tipi di alimentazione e le diverse credenze.

Non andremo mai tutti alla stessa velocità, non la penseremo mai tutti allo stesso modo, ma l’importante è rendere più scientifica di ieri la ricerca dell’alimentazione specie-specifica e del corpo umano.

Le polemiche sterili dividono in modo sciocco.

Personalmente sono per la condivisione di esperienze vissute (anche contrastanti), per la ricerca continua, per il rispetto di chi fa un percorso diverso dal mio.

Continuo a sognare e ricercare anche grazie agli studi (alcuni validati, altri da validare o da perfezionare) di ricercatori noti o ignoti che credono nella spettacolare perfezione della natura (Dott. Armando D’Elia, Arnold Ehret, Hilton Hotema, autori del testo “Specie Umana – Progetto3M”, e tanti altri).


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